Reddito di cittadinanza: chi lo percepisce dovrà lavorare anche a Legnano

L’Amministrazione comunale, in ritardo, si sta muovendo nell’allestimento di progetti di “impiego” di chi riceve i contributi

Il vicesindaco di Legnano Anna Pavan

Il vicesindaco di Legnano Anna Pavan

Legnano (Milano), 2 dicembre - Rispetto ad altri Comuni che hanno dimostrato una maggiore rapidità d’azione, il ritardo è evidente: solo ora l’Amministrazione sta provando a colmare il gap, così da poter utilizzare nei cosiddetti Puc, i progetti utili, i tanti percettori di reddito di cittadinanza che risultano idonei. A fare il punto della situazione ha pensato il vicesindaco Anna Pavan, sollecitata pochi giorni fa con un’interrogazione specifica. Pavan è partita dalla situazione della potenziale forza lavoro disponibile: "I percettori di reddito di cittadinanza in città sono in totale 521. Il numero di chi ha percepito il reddito in una prima fase era superiore, ma dopo la prima richiesta ed erogazione c’è stata una serie di controlli che ha ridotto la quota - ha spiegato -: l’attivazione dei Piani utili per la cittadinanza, i Puc, avviene attraverso la piattaforma Gepi, sulla quale si possono verificare i progetti in corso e attivi a Legnano".

A oggi sulla piattaforma risulta un solo progetto attivo per Legnano, denominato “Informare Educare Prevenire”, attivato dalla polizia locale, che ha come scopo l’informazione sul corretto distanziamento sociale e uso dei dispositivi di protezione individuale e il supporto nella gestione del mercato cittadino sempre in relazione alle misure di contenimento epidemiologico. Questo progetto riguarda 14 percettori di reddito di cittadinanza: la vicina Busto Arsizio ha in rampa di lancio ben dieci progetti sullo stesso portale.

«Sul portale non vengono caricati tutti i percettori di reddito di cittadinanza – ha proseguito Pavan -: una quota viene inviata al centro per l’impiego per l’attivazione di normali progetti di lavoro, mentre i Puc portano un impegno da 8 a 16 ore a settimana e non di più perché non è considerata un’attività lavorativa a senso stretto". I 521 iniziali, dunque, si riducono a 380, e di questi potenziali lavoratori per i Puc ne sono stati sottoposti a colloquio di valutazione 276: di questi, 66 sono stati verificati come non idonei al progetto Puc.

«I dirigenti si erano attivati ben prima dell’arrivo della nostra Amministrazione, ma la partenza vera e propria dei progetti consegue ad alcuni adempimenti burocratici di tutela necessari per queste persone, in primis l’attribuzione dell’Inail per la copertura assicurativa – ha proseguito Pavan giustificando poi il motivo del ritardo -: questa difficoltà nell’attivare i progetti è derivata dalla difficoltà di dialogo con le due piattaforme che non dialogavano. Quando sono arrivati chiarimenti dal Ministero, il problema è stato superato". Insomma, superato questo scoglio organizzativo che pare aver posto un freno per mesi, i progetti sarebbero dunque già pronti a partire: oltre al progetto di informazione già avviato, sono pronti i progetti predisposti da Anagrafe e ufficio Cultura, che intendono utilizzare i percettori di reddito di cittadinanza per compiti di accoglienza, prestito dei volumi e apertura al pubblico del Castello. «Ci sono anche altre iniziative in divenire – ha aggiunto Pavan -, ma il problema è che predisporre progetti relativi a questo momento emergenziale comporta difficoltà aggiuntive. Non si possono superare le regole di distanziamento o relative all’utilizzo dei dispositivi di protezione e quindi molte di queste sono al momento sospese. Nel frattempo è anche uscito il bando per la presentazione di progetti da parte del terzo settore e questo potrebbe ampliare ulteriormente il campo".