
Fabio Ravasio con Adilma Pereira Carneiro
Busto Arsizio, 5 maggio 2025 – È stata un’udienza lunga, tesa e ricca di colpi di scena quella andata in scena oggi, lunedì 5 maggio, in Corte d’Assise a Busto Arsizio, dove si sta celebrando il processo per l’omicidio di Alberto Ravasio, l’imprenditore brutalmente ucciso nell’agosto scorso in un agguato che, inizialmente, era sembrato il tragico esito di un incidente stradale. Ma dietro quella che appariva come l’ennesima fuga di un’auto pirata si nascondeva invece un piano studiato nei minimi dettagli.
Le dichiarazioni
In aula, oggi, alcuni testimoni hanno raccontato l’inquietante dinamica dell’incidente: “Abbiamo visto una Opel scura che ha invaso improvvisamente la corsia opposta, travolgendo il ciclista. È stato sbalzato dalla sella, poi l’auto è scomparsa a tutta velocità”.

Quel ciclista era proprio Ravasio, colpito e lasciato morire sull’asfalto in un’azione che ora si configura come un omicidio premeditato, eseguito con spietata lucidità da un gruppo di persone tutte legate, in modi diversi, ad Adilma Pereira, la compagna della vittima.
Il rapporto
Nel corso dell’udienza, tra i testimoni ha preso la parola anche l’ex compagno di cella di Trifone, l’ex marito di Adilma, che ha rivelato particolari agghiaccianti: secondo il suo racconto, l’uomo sarebbe stato totalmente succube della donna, vittima di continue minacce e manipolazioni.
Il testimone ha aggiunto che Adilma, subito dopo la morte dell’imprenditore, avrebbe puntato al vero obiettivo: mettere le mani sul patrimonio della famiglia Ravasio, stimato – secondo quanto riferito – in oltre venti milioni di euro. Il movente, dunque, appare chiaro: denaro. Tanto denaro. E per ottenerlo, secondo l’accusa, sarebbero stati disposti a tutto. Non solo all’omicidio, ma anche alla falsificazione di documenti.
Gli accertamenti
È di queste ore infatti la notizia che la Procura sta valutando un nuovo possibile filone d’indagine: falso in atto pubblico. Al centro, un impiegato del Comune di Parabiago che avrebbe tentato di sistemare la documentazione relativa ai gemelli di Adilma, per farli apparire come figli biologici di Ravasio. L’obiettivo? Inserirli nell’asse ereditario e garantirsi così un accesso privilegiato all’ingente fortuna dell’imprenditore defunto.

A parlare alla corte anche un parabiaghese che sarebbe stato assoldato dall'amante di Adilma, Massimo Ferretti, per uccidere il compagno e al quale Ferretti aveva promesso 10mila euro. Lo stesso rifiutò ma fu incalzato da Ferretti per cercare un killer in grado di ammazzare il Ravasio.
Una vicenda che si tinge sempre più di giallo, che rivela un intreccio di relazioni tossiche, avidità e calcolo. Il processo è tutt’altro che concluso, ma quello che emerge, udienza dopo udienza, è il ritratto di un omicidio tanto efferato quanto studiato, in cui la vita di un uomo è stata cancellata per un’eredità.