CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

Piano anti-allagamento, dopo due mesi ripartono i lavori

Dopo mesi di attesa e di verifiche sul campo, il cantiere delle vasche volano in via Adige torna ufficialmente...

L’area in via Adige dove gli scavi avevano portato alla luce alcune tracce di epoca romana o preromana

L’area in via Adige dove gli scavi avevano portato alla luce alcune tracce di epoca romana o preromana

Dopo mesi di attesa e di verifiche sul campo, il cantiere delle vasche volano in via Adige torna ufficialmente nelle mani di Cap Holding. I lavori, avviati per risolvere in modo strutturale i problemi di allagamento causati dalle intense piogge degli ultimi anni, erano stati interrotti a febbraio in seguito al rinvenimento di alcune strutture antiche nel sottosuolo. Gli scavi, condotti da archeologi professionisti sotto la supervisione della Soprintendenza, hanno portato alla luce alcune tracce di epoca romana o preromana, ma senza evidenze significative tali da bloccare l’intervento in corso.

"Dopo l’attività degli archeologi – ha spiegato il sindaco Matteo Modica – è stato effettuato il reinterro degli scavi, e a breve il cantiere potrà riprendere regolarmente i lavori per la realizzazione delle vasche volano collegate al collettore fognario". L’opera, fondamentale per la sicurezza idraulica del territorio, ha un valore complessivo di circa 6 milioni e mezzo di euro ed è interamente finanziata dal gestore della rete idrica Cap Holding.

La sua realizzazione mira a prevenire gli allagamenti nelle aree più vulnerabili del comune, offrendo una risposta concreta e attesa da anni. Per quanto riguarda le indagini archeologiche, se qualcuno si aspettava di trovarsi davanti a una "Pompei canegratese", resterà inevitabilmente deluso. Gli scavi si sono concentrati in due zone: una più estesa nei pressi di via Brenta e una seconda area più piccola vicino all’ex sede Ansor. In entrambi i casi sono emerse tracce compatibili con un’antica presenza romana, forse una vecchia strada agricola o strutture connesse a insediamenti rurali. Si ipotizza che la zona potesse essere soggetta alle esondazioni dell’antico alveo dell’Olona, il cui corso un tempo scorreva più a sud rispetto all’attuale. La teoria è che quei territori venissero periodicamente ricostruiti dopo i danni delle piene, forse utilizzando materiali di recupero – una pratica comune anche in epoca romana. Tuttavia, quanto emerso non è stato ritenuto di sufficiente rilievo per interrompere definitivamente i lavori in corso.