
L'avvocato Paola Marioni e l'identikit dell'aggressore
Abbiategrasso, 30 settembre 2023 – Se n’è andato portando con sé tutte le sue preoccupazioni su una bruttissima vicenda che lo ha visto coinvolto. Giancarlo Donà, 77 anni è morto. Era stato coinvolto nell’inchiesta sul tentato omicidio dell’avvocatessa Paola Marioni, accoltellata cinque volte all’addome e al collo nel suo studio di Milano il 20 luglio di sei anni fa.
Donà, residente ad Abbiategrasso, era stato l’unico indagato, fino a quando si era capito che non c’entrava nulla con quella tragedia sfiorata. Il procedimento era finito con la richiesta di archiviazione del pm Giovanni Polizzi, in un primo momento respinta dal Gip, Luca Milano, che aveva sollecitato ulteriori accertamenti nei confronti di Donà. Ma poi si era accertato che il settantenne era estraneo.
“Dall’idea che mi sono fatto in questi anni credo proprio che Donà fosse completamente estraneo alla vicenda – ha commentato l’avvocato Roberto Grittini che ha seguito il caso difendendo l’abbiatense –. Le indagini sono state condotte in maniera meticolosa fin dal principio e non si è mai arrivati a dimostrare un suo coinvolgimento".
Gli investigatori arrivarono all’abbiatense in seguito alla diffusione di un video delle telecamere della zona che lo ritraeva camminare in via Pellegrini a Milano, fuori dallo studio dell’avvocatessa Marioni. Qualcuno lo riconobbe. Venne sottoposto ad intercettazioni e perquisizioni. Si cercava il coltello usato per il delitto e un movente.
La vita di Donà è stata costellata da episodi dolorosi. Come quello della morte del figlio, ormai diversi anni fa, in un incidente stradale. Lungo la strada di campagna che da Corbetta porta alla frazione robecchese di Castellazzo dè Barzi. Una disgrazia, ma per il papà c’era un colpevole. Una persona che lo inseguiva. Non si arrivò a dimostrare nulla, ma Donà arrivò a minacciare il padre di quel giovane che accusava di avere causato la morte del figlio e di avere prove certe.
L’avvocato Marioni, in tutti questi anni, non ha mai superato lo choc. Una delle coltellate inferte le aveva addirittura perforato il fegato. Da allora girava con una scorta, anche perché – come aveva spiegato lei stessa nel corso di un’intervista – aveva continuato a ricevere telefonate anonime.