CRISTIANA MARIANI
Cronaca

"L’ospedale di guerra? Sì, ma con fondi reali": Legnano chiama le imprese

Eugenio Vignati, direttore di presidio, non chiude le porte al progetto lanciato dal chirurgo Del Bene

Eugenio Vignati, direttore medico del presidio ospedaliero di Legnano

Legnano (Milano), 24 ottobre 2019 «La possibilità dell’ospedale non è una volontà della direzione strategica della Asst Ovest Milano, ma deve essere una quota sostenuta ragionevolmente con finanziamenti importanti della Regione e non solo. Nel momento in cui apro i confini al mondo, il mondo mi deve rispondere». Eugenio Vignati, direttore di presidio degli ospedali di Legnano e Cuggiono, non chiude la porta alla proposta di Massimo Del Bene, legnanese luminare della chirurgia all’ospedale San Gerardo di Monza, di realizzare nella città del Carroccio un ospedale per le vittime di guerra. Ma pone alcune eccezioni. «La proposta di Del Bene è eticamente ineccepibile e deontologicamente importante, ma cozza contro l’oggettività dei fatti - afferma Vignati -. Serve una struttura che consenta una modularità e intensività di cure molto impegnative».

Fondamentale sarebbe quindi realizzare una struttura che possa essere il più possibile funzionale all’obiettivo, ovvero quello di prestare non soltanto le prime cure a chi è vittima di guerra. E proprio questo, secondo il direttore di presidio, potrebbe essere uno degli ostacoli principali: «Realizzare protesi per i bambini vittime di guerra, in un percorso che include anche l’intervento chirugico per rimettere in ordine la porzione di arto che rimane, il ripristino dell’arto con uno che ha una protesi e le diverse tipologie di terapia, senza dimenticare che si parla di bambini in crescita e che quindi vanno seguiti durante tutte le loro fasi di sviluppo andando a sostituire e rimodulare la protesi con tutte le fasi connesse, richiede una struttura di supporto che sia adeguata».

Quello fra Vignati e Del Bene è un rapporto di stima ma non solo, visto che pare che lo stesso medico del San Gerardo di Monza avrebbe chiesto proprio al collega legnanese di ricoprire l’incarico di primario nell’eventuale nuova struttura e Vignati sarebbe disposto ad accettare. «Sono contento che si parli in termini umanitari perché anche io la penso in questo modo, perché chi ha fatto un giuramento professionale non è solo un fare, ma un essere. Il medico non si fa, si è» sottolinea Vignati. La sede in dividuata da Massimo Del Bene per il possibile nuovo ospedale riservato alle vittime di guerra sarebbe l’area, dal punto di vista dello spazio a disposizione decisamente enorme e con anche alcune strutture già esistenti da poter utilizzare, seppure in maniera parziale.

«La struttura del vecchio ospedale, di per se è valida, gli spazi ci sono sia per le degenze sia per le officine che servono a un ospedale nel quale vengono realizzate delle protesi. Però i soldi da investire sono tanti. Non so se Regione Lombardia vorrà investire su questo bellissimo progetto - analizza Eugenio Vignati -. Occorrono dei finanziamenti che possano essere il più possibile reali. Se ci fossero delle organizzazioni internazionali disposte a sobbarcarsi anche gli oneri per questa tipologia di interventi umanitari potrebbe essere una buona soluzione». Organizzazioni internazionali, Regione Lombardia e magari anche qualche finanziatore privato: questo potrebbe essere un mix vincente che potrebbe rappresentare una svolta nella possibile acquisizione di un’area il cui costo sarebbe di almeno sei milioni di euro. Una cifra notevole, che però con diverse sinergie potrebbe essere raggiunta.