
Per i giudici l’incendio che uccise le due donne fu appiccato da Giuseppe
Cerro Maggiore (Milano) – Omicidio delle sorelle Agrati: confermati dalla Cassazione i 25 anni a Giuseppe Agrati, fratello di Carla e Maria. Nonostante si sia sempre professato innocente, il 72enne passerà i restanti anni della propria vita dietro le sbarre con l’accusa di aver causato la morte delle sorelle nella loro casa di via Roma. Un incendio, quello nella notte fra il 12 e il 13 aprile 2015, in cui morirono bruciate le due donne e che per i giudici sarebbe stato appiccato proprio da Giuseppe. Ora la Prima sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso del sostituto procuratore generale Maria Vittoria Mazza, che puntava all’ergastolo.
Nell’imputazione, il magistrato della Corte d’appello spiegò: "Giuseppe Agrati ha condannato a morte le due sorelle utilizzando plurimi inneschi per appiccare il fuoco con un comune liquido infiammabile rinvenuto nell’abitazione. Dopo aver dato il la all’incendio nel cuore della notte, ben sapendo che le due sorelle si erano già ritirate e stavano dormendo, si è dato alla fuga vestito; ha ritardato a lanciare l’allarme; ha taciuto la presenza di Carla e Maria in casa; ha fatto finta di voler domare le fiamme".
Nonostante questo nel secondo grado non è stata riscontrata la premeditazione, di qui la richiesta del Pg di Cassazione di condanna all’ergastolo, inflitta in primo grado, è stata respinta. Agrati era stato arrestato nel 2019. Il Tribunale lo ha sempre accusato di aver appiccato l’incendio nella casa delle sorelle, giudicandolo capace di intendere e volere nonostante le tante deficienze cognitive di Agrati, che ha raccontato tratti della propria vita inventando di sana pianta di aver concluso gli studi di Medicina e di avere tre figli, due dei quali con la sorella di Jodie Foster.
All’inizio della vicenda la Procura di Busto Arsizio non ravvisò elementi per sostenere un duplice omicidio volontario, e chiese l’archiviazione del fascicolo. A questa decisione si oppose il nipote della famiglia, che chiese l’intervento della Procura milanese, coinvolgendo i giudici della Procura generale della Corte d’appello di Milano. Il sostituto pg Mazza spiegò la motivazione che spinse l’uomo a disfarsi delle due sorelle: "Temeva di perdere l’eredità a favore dei nipoti".