Omicidio di Magnago, uccisa a coltellate solo perché non voleva sposarsi

Deborah Fuso, 25 anni, è stata aggredita dal compagno Arturo Saraceno nell'androne del condominio in cui vivevano insieme a Magnago

La vittima Deborah Fuso (Studiosally)

La vittima Deborah Fuso (Studiosally)

Magnago (Milano), 18 maggio 2016 - Le ha urlato in faccia tutta la sua frustrazione per quel rapporto ormai finito, poi l’ha rincorsa per le scale, fino all’androne del condominio, uccidendola con quindici coltellate. È finita così la vita di Deborah Fuso, 25enne originaria di Lonate Pozzolo, uccisa dal proprio compagno con cui fino a qualche settimana fa condivideva una elegante mansarda in via Cardinal Ferrari a Magnago. Lui, Arturo Saraceno, operaio 33enne originario del Potentino, aveva scelto quella casa per farla diventare il loro nido d’amore. Da qualche settimana però i due si frequentavano meno. Lei si faceva vedere in maniera sporadica. Qualcuno mormora avesse deciso di lasciarlo proprio per evitare di convolare a nozze, come lui invece le chiedeva da tempo. Troppo giovane Deborah per decidere di sposarsi, troppo pressante lui che in queste settimane aveva fatto di tutto per riavvicinarla a sé. Martedì l’ennesimo tentativo. Poi dopo pranzo, verso le 14, l’accesa discussione. Parolacce, poi urla in quell’appartamento all’ultimo piano che non aveva mai fatto trapelare nulla dei rapporti tesi tra i due.

La lite degenera, fin quando non si sente cadere qualcosa all’interno della mansarda. Poi si apre la porta e Deborah inizia a scappare perché Arturo, il suo Arturo, tiene un coltello in mano e con quello la insegue giù per i quattro piani della elegante palazzina, in un’ultima, folle corsa. La ragazza cade ed il giovane le è sopra come una furia. Uno, due, fino a quindici fendenti che la lasciano al suolo in un lago di sangue. Lui, racconteranno i vicini, è una maschera. Con lo stesso coltello si punzecchia e si taglia sull’avambraccio e sul polso, poi punta al proprio addome, ma non con la necessaria forza per farsi del male. Rimane in stato confusionale, fino all’arrivo dei soccorsi con i medici che, considerato lo stato di avanzata agitazione, decidono di sedarlo, di intubarlo e di condurlo al nosocomio legnanese, dove rimane controllato dai carabinieri. La presenza massiccia delle forze dell’ordine non passa inosservata e alla spicciolata arrivano curiosi e vicini di casa.