Omicidio Aloisio, il verdetto: cinque ergastoli ai boss

Dopo una lunga camera di consiglio la Corte d’Assise d’Appello di Milano condanna assieme a Rispoli altri quattro capi clan della locale Lonate-Legnano

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San Giorgio su Legnano (Milano), 2 giugno 2023 –  Cinque ergastoli per l’omicidio Aloisio. Al termine di una camera di consiglio di oltre cinque ore, la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha condannato oltre al boss di Legnano Vincenzo Rispoli, anche Silvio Farao, Cataldo Marincola, Vincenzo Farao e Vincenzo Cicino per l’omicidio di Cataldo Aloisio il cui cadevere fu ritrovato il 27 settembre del 2008 nei pressi del cimitero di San Giorgio su Legnano.

Oltre a Vincenzo Rispoli, i giudici hanno inflitto l’ergastolo, anche ai presunti mandanti dell’omicidio, Silvio Farao e Cataldo Marincola, capi della locale di Cirò Marina, oltre Vincenzo Farao e Vincenzo Cicino. Il tutto dopo aver formulato la tesi che Cataldo Aloisio fu ucciso "per questioni connesse a dinamiche interne alla cosca di ‘ndrangheta di Cirò Marina, di cui quella di Legnano e Lonate Pozzolo è emanazione in territorio lombardo". La Corte d’Assise d’Appello di Milano sposa quindi la requisitoria del pm della Direzione Distrettuale Antimafia, Cecilia Vassena che aveva chiesto cinque ergastoli per la morte del trentaquattrenne imprenditore edile di Cirò Marina, genero del boss Giuseppe Farao. Aloisio andava eliminato perché voleva vendicare la morte dello zio Vincenzo Pirillo. Inoltre per via dei continui contatti con un maggiore dei carabinieri.

Il tutto ricostruito con dovizia di particolari dall’ex braccio destro di Rispoli, Emanuele De Castro. In primo grado la Corte d’Assise di Busto Arsizio condannò solo Vincenzo Rispoli, ovvero il capo della locale di Legnano-Lonate Pozzolo che era già stato condannato per associazione mafiosa. Invece diede l’assoluzione dei mandanti dell’omicidio, i capi della cosca di Cirò Marina legata ai Farao-Marincola. Sentenza sulla quale aveva sollevato dubbi anche il figlio maggiore di Rispoli, all’epoca l’unico condannato: "O non è un omicidio di mafia oppure mio papà si è sdoppiato e gli ha sparato mentre guidava. Però è stato anche assolto dal reato di detenzione di arma da fuoco e a quanto pare i collaboratori di giustizia non sono stati ritenuti credibili. Allora perché condannare mio padre?" aveva detto il giovane dopo la sentenza di primo grado.