La tariffa puntuale, dieci anni dopo

Dopo il test pilota del 2012 al rione San Paolo per incentivare la differenziata non c’erano più stati sviluppi

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di Paolo Girotti

Una cosa è certa: in questo momento di "puntuale" nell’auspicato, nuovo sistema di tariffazione per la raccolta rifiuti c’è ben poco. Semmai si può parlare di ritardo, perché a dieci anni dalla prima applicazione di prova, tradotta in pratica in un quartiere della città, la novità di queste settimane è che, prima di arrivare a una decisione, si procederà di nuovo con un’ulteriore sperimentazione. La cosiddetta "tariffa puntuale", già utilizzata in alcuni Comuni di dimensioni inferiori a Legnano, è infatti il nome dato al sistema di misurazione del rifiuto prodotto da ogni famiglia che ha come criterio di riferimento la quantità di rifiuto indifferenziato immesso nel sistema di smaltimento: più indifferenziato si produce, più salata diventa la tariffa che si deve pagare, così che ognuno venga spinto a differenziare il più possibile.

La tariffa puntuale, nel contesto di una visione più ampia del sistema rifiuti, è stata una delle proposte in campagna elettorale del sindaco poi eletto, Lorenzo Radice. Proprio in questi giorni si è aperto il confronto sull’argomento con Aemme Linea Ambiente, la società del gruppo Amga che si occupa della raccolta rifiuti, ed è stato deciso di dare il via allo studio che condurrà alle sperimentazioni, anche se non è ancora dato sapere quando queste potranno partire. Come già detto si tratterà di replicare, seppur con modalità e tecnologie certamente diverse, una sperimentazione già avviata nell’ottobre del 2012 su un campione di 500 utenze del rione San Paolo, che per un periodo di due o tre mesi furono dotate di sacchetti "nominali" con sistemi di riconoscimento Rfid, utili dunque per personalizzare la raccolta. Il progetto era stato promosso da Aemme Linea Ambiente col supporto di Ars Ambiente, l’Università Liuc e alcune aziende del settore. I risultati dello studio rimasero per parecchio tempo ignoti, tanto che l’unico elemento emerso dalla sperimentazione pareva essere il problema di posizionamento e distacco delle etichette Rfid nominali. Solo parecchi mesi dopo emersero anche alcuni numeri: la sperimentazione, pur con tutti i problemi logistici, aveva condotto ad aumentare la percentuale di differenziato in quel piccolo settore della città per una percentuale pari al 7%.

Un risultato, dunque, lusinghiero, che non aveva però portato a uno step successivo. Nel marzo del 2015 era stato il presidente di Amga spa Nicola Giuliano a indicare nel passaggio alla puntuale uno degli obiettivi principali della controllata Aemme Linea Ambiente: nel 2016 erano stati dunque San Giorgio, Canegrate e Magnago, tre Comuni serviti da Ala (29mila cittadini su una superficie totale di circa 19 chilometri quadrati), a partire, e i risultati erano stati da subito lusinghieri: dopo sei mesi di sperimentazione si stimava già una percentuale di differenziato del 73%, poi ulteriormente cresciuta nel tempo. Ora, a quasi dieci anni dalla prima sperimentazione, dovrebbe essere arrivato anche il momento di Legnano.