La città celebra Libero Ferrario Sulla tomba un busto in marmo a cent’anni dalla magica impresa

Il 25 agosto 1923 a Zurigo diventa il primo italiano a vincere il Campionato del mondo di ciclismo su strada. Lavorando sulla lapide, scoperta la lastra per l’atleta "buono, giovanile, gagliardo nella luce della gloria iridata".

La città celebra Libero Ferrario  Sulla tomba un busto in marmo  a cent’anni dalla magica impresa

La città celebra Libero Ferrario Sulla tomba un busto in marmo a cent’anni dalla magica impresa

di Gabriele Moroni

"Del resto, gli eroi autentici vanno per tempo rapiti in cielo. Non possono vivere fra noi, al nostro mediocre livello". Le parole dedicate da Brera a Fausto Coppi racchiudono anche la parabola umana e sportiva di Libero Ferrario, primo italiano a vestire l’iride di campione del mondo di ciclismo su strada. Vita breve di un giovane titano, consumato e portato via dalla tisi a 29 anni non compiuti. A cent’anni dalla magica giornata del 25 agosto del 1923, a Zurigo, Parabiago celebra il suo campione.

Domenica verrà collocato sulla tomba il busto in marmo di Carrara che sostituirà quello bronzeo trafugato due anni fa. È uscito dall’industria Marmi P.L.V. Marble di Franco Luciani, a Castelnuovo Magra, realizzato in 3D da Vincenzo Muratore e perfezionato dallo scultore Domenica Caldara. Un blocco di 450 chili che verrà sistemato con l’assistenza dei geometri Renato Bollati e Peppino Garavaglia. Mentre si facevano i lavori per la posa, è arrivata una scoperta, come un messaggio dal passato. Racconta Libero “Bibo“ Rigamonti, nipote di Ferrario: "Sono state rimosse le lastre dove poggiava il busto rubato. Quando è stata tolta quella sul davanti, è comparsa la lastra con l’epigrafe scritta dall’avvocato Robustiniano Fumagalli. Credo che fosse stata collocata nei primi anni Trenta del secolo scorso, poco dopo la scomparsa di Libero".

Il ricordo dell’atleta e dell’uomo "buono, giovanile, gagliardo nella luce della gloria iridata", citazione dalla lettera di San Paolo a Timoteo. “Bibo“ Rigamonti, figlio della sorella Teresa, ha ereditato il nome dello zio e un ricordo che lo commuove: "Con la figura di mio zio ho sempre avuto un affiatamento, una familiarità come se lo avessi conosciuto. Sua madre, mia nonna, viveva con noi. Ne parlava pochissimo, tanto era chiusa nel dolore. Era mia madre a raccontare di Libero. Ricordo ancora come mi parlava delle sue sofferenze. E pensare che se ci fosse stata la penicillina lo avrebbe salvato".

Parabiago nei prossimi giorni presenterà le iniziative in memoria dell’atleta. Nutrito il programma del Gruppo ciclistico “Libero Ferrario“ con il presidente Olindo Garavaglia. Tanti gli eventi – Trofeo Bicicchio, Targa Libero Ferrario, Coppa Bernocchio – in programma fino a settembre nel nome di Libero.