
di Giovanni Chiodini
"Felice Musazzi è stato un padre severo, sempre presente, ma voleva molto bene a mia mamma, a me e a mia sorella Lucia. Quando ti guardava con quei suoi due occhi chiari non potevi dirgli di no, gli ubbidivi e basta. E lui ti premiava con un sorriso". "Ma è stato anche un bravo nonno. Mi ricordo la pazienza che aveva quando stava con i suoi nipotini e raccontava loro gli episodi vissuti quando era militare". Sandra Musazzi, la maggiore delle figlie di Felice Musazzi, di cui oggi si ricorda il centenario della nascita, parla sempre con grande emozione del padre, il più grande attore e commediografo che Legnano abbia avuto, riconoscibile da quel chignon sulla testa che racchiudeva i capelli, le calze rosse e i grembiuli multicolori, gli occhiali e la “vulpa“, il collo di volpe che indossava nelle occasioni di festa. "Il teatro ha sempre fatto parte della nostra famiglia – dice –. La Teresa è sempre stata in casa nostra. Mia madre cuciva i costumi, gli lavava i reggiseni, io scrivevo i testi che mio padre mi dettava. E gli facevo da autista". Felice Musazzi aveva avuto un incidente d’auto mentre era a militare e da allora non volle più mettersi al volante. Così quando Sandra ha potuto fare la patente ha avuto l’onere di accompagnarlo quando doveva muoversi in città o recarsi nei luoghi dove doveva recitare.
"Andavo con lui a teatro. Lo accompagnavo quando doveva acquistare degli attrezzi o doveva scegliere le scenografie e le tele per i costumi. Posso dire di aver vissuto come pochi l’esperienza dei Legnanesi". "Purtroppo non ero con lui la sera in cui, alla Fiera di Abbiategrasso, ebbe un malore in scena mentre recitava la scena di una confessione. C’era mia madre. Da quel momento non si è più ripreso". "Io ho sempre avuto timore dei pennuti – racconta Sandra, pescando dal cilindro delle emozioni passate –. Mi ricordo quando andavano all’Odeon a Milano e in macchina portavo la scatola con la gallina che poi usava in teatro. Avevo paura. Meno male che poi hanno deciso di imbalsamarne una, e di usare questa in scena". Felice Musazzi era nato a San Lorenzo di Parabiago, in una casa di cortile. Dopo pochi anni la famiglia si trasferì a Legnano. Lavorò alla Tosi prima come operaio e, dopo un infortunio al piede su una piallatrice, come impiegato all’ufficio acquisti. "Diceva di non aver mai reso troppo sul lavoro. Del resto l’attività con la Compagnia lo impegnava moltissimo, in casa e fuori. Le prove, gli spettacoli...".
"Penso che la medaglia più bella che ha avuto è stato quando un noto regista, di cui adesso non ricordo il nome, disse “peccato che la più brava attrice italiana sia un uomo vestito da donna“. Una frase che vale molto di più di ogni altro premio. Ed è quello che vorrei resti nel ricordo che i legnanesi, ma non solo loro, avranno sempre di mio padre".