
Il centro per l'impiego
Legnano (Milano), 1 aprile 2015 - «Il posto fisso non esiste più». Se tante volte l’abbiamo sentito ripetere quasi come un mantra nato dalla preoccupazione per sé o per i propri figli e dal timore che fosse vero, a dissipare ogni dubbio e a confermare che è proprio così ieri ha pensato Maurizio Betelli, direttore generale di Eurolavoro-Afol Ovest Milano, nel corso del convegno «Giovani & lavoro» che si è tenuto in Euroimpresa. «Anche il fatto di essere assunti a tempo indeterminato non è più garanzia di occupazione stabile nel tempo» ha in qualche modo rincarato la dose Betelli, presentando i dati dell’ultima ricerca effettuata sui giovani della nostra zona. Su un campione di 17.141 ragazzi residenti nell’Altomilanese, con un’età compresa tra i 15 e i 29 anni, «accomunati dal fatto di aver avuto almeno un evento lavorativo di rilievo tra il 2008 e il 2010»: di tutti questi giovani è stata ricostruita la storia lavorativa dal 2008 fino al 2014 per comprendere le dinamiche vissute da chi è entrato nel mondo del lavoro subito prima della grande crisi del nostro tempo. Lo spaccato rappresentato dal campione è decisamente rappresentativo del mondo giovamile in cerca di occupazione: 52% maschi e 48% femmine, un 17% circa di stranieri, 18% laureati e 44% diplomati. I dati raccolti fanno riflettere e sono, ognuno a suo modo, davvero eclatanti. Alla fine del periodo, cioè nel 2014, il 66,5% di quei 17mila ragazzi, ovvero più di 11mila giovani sono ora senza lavoro e «tra coloro il cui ultimo contratto rilevato dall’indagine era a tempo indeterminato, la quota degli occupati arriva al 37,8%», rivela la ricerca.
Durante tutto il periodo, invece, è successo che in capo ai ragazzi presi in esame sono stati registrati 66.277 avviamenti al lavoro: «E ciò significa che, in media, nell’arco di sei anni ognuno di loro ha cambiato almeno 4 lavori» spiega il direttore generale di Eurolavoro-Afol Ovest Milano. Nel dettaglio, la media di lavori cambiati varia a seconda della prima tipologia di contratto attivata nel periodo. Così, chi ha trovato subito un impiego a tempo indeterminato, mediamente ha perso e ritrovato un nuovo posto 2,7 volte; chi ha iniziato con un contratto a termine, ne ha cambiati 4,4; i tirocinanti collezionano mediamente 3,2 cambi di posto di lavoro, chi è partito con un contratto di formazione e lavoro 2,6 e chi come primo contratto ha avuto una collaborazione coordinata ha già cambiato 4,9 posto; tutti gli altri fanno segnare il record di una media di 6,9 licenziamenti e riassunzioni. Non meno preoccupante è il dato sul periodo lavorato nel corso dei sei anni presi in esame: 8.300 giovani, ovvero la stragrande maggioranza (48,4%), hanno lavorato da un minimo di un mese a un massimo di un anno e mezzo; il 13,1% ha lavorato tra i 15 e i 36 mesi; il 10,2% tra 36 e 54 mesi e solo circa 4.800 ragazzi (28%) su sei anni possono dire di aver lavorato più di 4 anni e mezzo. «In questi anni abbiamo quindi assistito ad un peggioramento delle condizioni lavorative dei giovani - è stata la conclusione di Maurizio Betelli -. Una flebile speranza viene dal jobs act, che in due mesi ha fatto registrare un decremento del precariato».