Il mistero della sparatoria Le ipotesi: rancori o spaccio

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Non è in pericolo di vita il nordafricano di circa 30 anni rimasto ferito da alcuni colpi d’arma da fuoco nella serata di venerdì a Biandronno. Il giovane si trova ancora ricoverato in ospedale a Varese. I carabinieri sono al lavoro per risalire alle generalità dello straniero, che non parla italiano ed è senza documenti. Si sta analizzando il cellulare trovato in suo possesso alla ricerca di dettagli utili per poter ricomporre tutti i pezzi del puzzle.

Gli inquirenti stanno vagliando diverse piste per ricostruire i motivi all’origine della sparatoria. Tra le ipotesi c’è quella di una discussione o di un regolamento di conti collegato allo spaccio di droga. L’area nei pressi di via Cairoli in cui si è verificata la sparatoria è infatti una zona già attenzionata dalle forze dell’ordine, lungo la strada che conduce a Travedona Monate. Un problema comune a tanti centri del varesotto, ben noto al sindaco Massimo Porotti. "Nella nostra zona il fenomeno riguarda l’area boschiva comunicante tra Biandronno, Travedona Monate, Bregano e Malgesso". Proprio nei giorni scorsi il primo cittadino aveva effettuato un sopralluogo nei boschi utilizzati come base dagli spacciatori. "Un amico che fa il cacciatore mi ha esposto il problema qualche giorno fa e siamo andati insieme nei boschi, trovando i bivacchi usati da chi frequenta l’area", spiega. Un problema che sempre più residenti vivono con apprensione. "In paese c’è preoccupazione, chi vive i boschi ha paura. Conosco persone che li frequentavano per fare semplicemente un giro col cane e ora non ci vanno più". Un problema di sicurezza in primis, ma anche un altro risvolto non secondario: la natura che viene deturpata e privata a chi abita nel paese. La situazione è stata già segnalata dal sindaco di Biandronno, così come hanno fatto tanti suoi colleghi, anche in occasione dei tavoli in Prefettura dedicati al tema della sicurezza. Un’amministrazione comunale da sola del resto non può fare molto. "Serve un lavoro comune per tutto il territorio - conclude Porotti - chiediamo l’intervento dello Stato".

Lorenzo Crespi