
di Giovanni Chiodini
Sono diverse centinaia i lavoratori del settore artigiano, nel Legnanese, che da marzo non hanno ancora ricevuto nulla dal Fondo di solidarietà bilaterale alternativo per l’artigianato, che avrebbe dovuto riconoscere loro gli ammortizzatori sociali per la mancata occupazione a causa dell’emergenza Covid. "Si tratta dei lavoratori delle piccole aziende artigiane al di sotto dei cinque dipendenti per i quali non è prevista la cassa integrazione da parte dell’Inps, quella stessa cassa che poi, invece, è stato deciso di estendere anche alle aziende artigiane tra i 10 e i 20 dipendenti – spiega Renzo Arpilli, sindacalista della Cisl metropolitana –. Il fatto è che la coperta è corta. Con i soldi che aveva disponibili (250 milioni di euro) il Fondo ha pagato le spettanze di febbraio e soltanto in parte quelle di marzo, quando è esploso, con la pandemia, anche il numero delle persone che hanno perso il lavoro. Le risorse ad oggi stanziate dal Governo sono insufficienti a coprire il fabbisogno, considerata l’eccezionalità della crisi".
Purtroppo, però, c’è anche da osservare che "non tutte le aziende, in passato, hanno regolarmente pagato il Fondo, facendo venire a mancare oggi una liquidità che certamente avrebbe aiutato a rendere meno pesante la situazione – continua il sindacalista –. Personalmente ho firmato nel territorio del Legnanese e Castanese molti di questi accordi, che hanno riguardato alcune centinaia di dipendenti. Altri li hanno firmati i colleghi di Uil e Cgil. In tutto ben 40mila accordi a livello regionale". Parecchi di questi lavoratori sono ancora a casa perché molte aziende non hanno ripreso o, se lo hanno fatto, a fronte di un calo degli ordini stanno operando con meno dipendenti.
"Sono in cassa integrazione da marzo e ancora non lavoro. Ad oggi ho ricevuto soltanto 100 euro a metà giugno. Mi dite come posso vivere, mangiare, pagare l’affitto e le spese? Dal Fondo mi dicono di aspettare, perché non hanno i soldi. Fino a quando?", lo sfogo di una lavoratrice inverunese, V.G., che è finita nel vortice di questa crisi economico-sanitaria. Si stima che in Lombardia ci siano 138mila (su 220mila lavoratori occupati nell’artigianato) che attendono dal Fondo gli ammortizzatori sociali per i mesi di aprile, maggio e giugno. Per ribadire la gravità di questo problema Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato un presidio davanti alla Prefettura di Milano durante il quale c’è stato un confronto che ha permesso di approfondire le criticità della situazione in cui versano migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore. Il Fondo a livello regionale è pronto da tempo a effettuare i pagamenti non appena saranno rese disponibili le risorse già stanziate dai decreti del Governo e destinate al Fondo nazionale.
"Il Governo – spiega Arpilli – ha riservato a questi lavoratori 765 milioni attraverso il Decreto Rilancio di maggio. Si tratta di risorse comunque insufficienti a coprire il fabbisogno. Vi è infatti la necessità di reperire ulteriori risorse, circa 700 milioni, per completare il pagamento delle mensilità di maggio, giugno e luglio oltre al rifinanziamento di ulteriori settimane di sospensione attività lavorativa per far fronte alle realtà aziendali che hanno già usufruito delle 18 settimane previste dai decreti ministeriali. Chiediamo anche di estendere gli ammortizzatori per andare oltre le 18 settimane, in quanto le aziende stanno esaurendo le settimane previste attualmente dal quadro normativo. E molte ancora non hanno ripreso a lavorare".