
Un manifestante
Legnano (Milano), 28 maggio 2019 - Se non accadranno fatti nuovi, tra qualche giorno potranno essere recapitate le lettere di licenziamento a 158 dipendenti dei 15 centri commerciali GranCasa. Scaduti senza alcun esito positivo i 45 giorni concessi per cercare un accordo dopo l’annuncio ai sindacati degli esuberi, da oggi questi diventano effettivi. La maggioranza dei dipendenti si è astenuta dal lavoro domenica e ieri, quando, in contemporanea all’incontro al Ministero dello Sviluppo economico, c’è stato un presidio davanti alla sede centrale di GestDue gruppo GranCasa (logistica e amministrativo), con la partecipazione dei lavoratori legnanesi e delegazioni dalle altre sedi.
Le procedure di licenziamento collettivo avviate dalla società sono due: uno per 22 lavoratori dell’amministrazione e logistica, l’altro per 135 lavoratori occupati nelle filiali del gruppo GranCasa (tra questi 9 a Legnano e 13 a Nerviano). "A fronte di un decreto legge emanato nel dicembre 2018 c’è la possibilità di proseguire per altri 12 mesi con un contratto di solidarietà, con la riduzione dell’orario di lavoro, salvaguadando redditi e livelli occupazionali. Purtroppo – afferma Milena Padovani segretaria Filcams Cgil – l’azienda ha rifiutato sostenendo che la strada per rilanciare la società è quella del taglio del personale. Noi crediamo che una azienda non la si rilancia diminuendo il personale. La si rilancia valorizzando il personale e soprattutto puntando su strategie e politiche occupazionali, fidelizzando la clientela". "Purtroppo – aggiunge la sindacalista – oggi molti clienti sono passati ad altri competitor perché GranCasa non è in grado di garantire in tutte le filiali gli approvigionamento con gli articoli che peraltro l’azienda pubblicizza sui volantini a prezzo ribassato. I problemi quindi non sono i lavoratori. Non è colpa dei lavoratori se un cliente entra in filiale e non può acquistare i prodotti perché non li trova".
Secondo i sindacati queste annunciate riduzione di personale non sono mirate solamente a un contenimento dei costi del lavoro ma sono una strategia finalizzata a ridurre le dimensioni dell’azienda e renderla più appettibile per una eventuale vendita. "La riduzione del numero degli occupati si potrebbe ottenere anche attraverso degli incentivi all’esodo, accompagnando con un contributo economico quelle persone prossime al pensionamento. Una strada che però l’azienda non ha intenzione di percorrere".