CRISTIANA MARIANI
Cronaca

L'allarme del titolare di Villa Renoir: "Senza eventi rischiamo in tanti"

Con un'estate tutta da inventare e ancora senza indicazioni, l'imprenditore si fa portavoce di un settore dimenticato

Paolo Renis, titolare di Villa Renoir

Cerro Maggiore (Milano), 30 aprile 2020 - "Tenere chiuso il mio locale mi costa duemila euro al giorno. Per non parlare dei dannii che stanno subendo animatori, operatori di catering, fioristi, titolari di lavanderie, fotografi. I settori di spettacolo e organizzazione eventi sono in girnocchio e dal Governo non arrivano indicazioni chiare". Quella mossa da Paolo Renis non è una sterile critica alle modalità di gestione dell'emergenza da parte dello Stato. Quello del titolare e creatore di Villa Renoir - la struttura è stata realizzata quattro anni fa ed è un punto di riferimento per eventi e manifestazioni di richiamo nazionale - è il grido di un intero settore, che in questo momento molto più che in altri è letteralmente ignorato.

"Noi siamo fermi dal 27 febbraio - racconta l'imprenditore - e abbiamo già restituito anticipi per 10mila euro per le feste che sono state annullate a causa dell'emergenza sanitaria. Ne dobbiamo restitituire altri 20mila. Molti matrimoni previsti in questo periodo saranno rinviati, quindi la perdita economica è inferiore, però continuiamo a non guadagnare mentre le bollette e le rate dei finanziamenti dobbiamo pagarle lo stesso. Questo è profondamente ingiusto".

Anche perché sono molti gli imprenditori che si stanno impegnando per rendere sostenibile la situazione. "Il 30 marzo è scaduto il contratto a un ragazzo albanese che lavorava con noi - racconta Renis -. Nonostante la situazione di difficoltà, ho scelto di rinnovarlo un po' perché si è sempre comportato bene, un po' perché volevo dare un segnale e un po' per riconoscenza nei confronti di un Paese che ha aiutato l'Italia in questo momento".

Un settore in affanno, imprese che potranno riaprire con difficoltà e di certo non immediatamente: l'emergenza è evidente. "Pensare che si possa ripartire subito dopo queste difficoltà non è realistico - sottolinea l'imprenditore -. Anche pensare a soluzioni alternative come quella del Drive In è bello e suggestivo, ma difficilmente realizzabile. Pensare di mollare tutto? No. Io sono partito dalla gavetta a 15 anni facendo il lavapiatti e ora sono titolare di alcune aziende. Ho fatto tanti sacrifici e non posso buttare tutto quello che ho costruito. Senza contare il fatto che ho collaboratori che lavorano con me, non posso abbandonarli".