
Una gara di ciclismo giovanile
Busto Garolfo (Milano), 10 agosto 2016 - Un controllo antidoping nel mondo del ciclismo. "Meno male" potrebbe affermare qualcuno. Se non fosse che ad essere controllati sono stati quattro ragazzini di 12 anni. Sostanze proibite nel sangue a 12 anni? C'è chi, dal ministero della Salute, lo ha pensato e ha organizzato un controllo subito dopo una gara della categoria Giovanissimi a Tradate, in provincia di Varese. "Una farsa" secondo Serse Belletta, padre di Igor Dario. Il ragazzino, un vero fenomeno, veste i colori nerazzurri della Busto Garolfo, è campione regionale su strada e a punti nella categoria G6 e ha vinto quella come altre 21 gare delle ultime 26 che ha corso. Ma non ha potuto festeggiare. Non ha potuto vivere il momento della premiazione. Così come gli altri tre atleti che sono arrivati dopo di lui. "Sono stati chiusi per più di un'ora in uno stanzino con il medico perché non riuscivano a fare pipì. Uno di questi ragazzini è rimasto lì per molto più tempo - racconta il genitore - Quando sono usciti, tutto era già finito: nessuna premiazione, nessuna gioia pubblica per questi ragazzi che avevano vinto. Per loro è una passione correre in bici, non sono abituati a traumi del genere".
Traumi. Termine esagerato? Forse, ma anche controllare quattro ragazzini che magari neanche bevono caffè ingenerando poi, così come è putroppo spesso nell'italico costume, sospetti sulla buona fede di questi giovanissimi atleti. "La loro unica droga è uscire in bicicletta con gli amici - afferma Serse Belletta -. Quasi ogni giorno questi ragazzzi percorrono 50-60 chilometri in bicicletta neanche pensando ai risultati in gara: lo fanno per passione. Durante il resto dell'anno mio figlio non viene sottoposto neppure a una visita medica e adesso si parla addirittura di controlli antidoping".