Cerro Maggiore, sorelle morte nell'incendio: arrestato il fratello / VIDEO

Svolta nelle indagini della tragedia avvenuta nella notte tra il 13 e il 14 aprile 2015: "Fu l'uomo ad appiccare le fiamme, temeva per l'eredità"

L'incendio nella casa di Cerro Maggiore

L'incendio nella casa di Cerro Maggiore

Cerro Maggiore (Milano), 10 novembre 2019 - Svolta nelle indagini sull’incendio in cui, nella notte tra il 13 e il 14 aprile 2015, due anziane sorelle morirono nella loro casa a Cerro Maggiore. I carabinieri hanno arrestato ieri il fratello delle vittime, su ordinanza emessa dal Gip di Busto Arsizio Piera Bossi, con l’accusa di duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e incendio. Le indagini, svolte su delega della procura generale di Milano, hanno preso avvio dopo l'avocazione del fascicolo processuale, che precedentemente era in carico alla procura di Busto Arsizo.  Giuseppe Agrati, 74 anni, avrebbe dunque appiccato il fuoco alla casa in via Roma dove abitavano le sorelle Carla e Maria, di 68 e 70 anni, con il preciso scopo di ucciderle e non dividere con loro l’eredità di un altro fratello, morto pochi mesi prima.

Nel 2015, Agrati aveva raccontato di essersi svegliato e accortosi delle fiamme era riuscito a uscire di corsa dall’appartamento e a mettersi in salvo. Al piano superiore le due sorelle, ma da loro, avevano riferito i testimoni, neppure un lamento nonostante l’inferno che si stava scatenando nella palazzina. Dalle indagini era emerso che Carla era stata sorpresa dall’incendio mentre si trovava nel bagno del suo appartamento: soffocata dal fumo acre che si era sprigionato, la donna era poi probabilmente svenuta e quindi sopraffatta dalle esalazioni. Il suo corpo venne trovato solo la mattina dopo, adagiato a terra. La sorella Maria era stata anche lei soffocata dal fumo, ma nella stanza da letto, all’esterno della quale si sarebbe sprigionato un secondo incendio. La ricostruzione dei fatti del 74enne era apparsa subito piuttosto confusa agli inquirenti, ma altrettanto incomprensibile appariva la sequenza degli eventi che aveva infine condotto allo svilupparsi rogo.  Un nipote delle due donne aveva anche scritto una memoria per segnalare agli inquirenti alcuni dissidi che Giuseppe avrebbe avuto in passato con una delle sorelle, elementi che allora non erano stati ritenuti probanti.  Le indagini sono dunque proseguite sentendo altre possibili persone informate sui fatti, e sequestrando alcuni farmaci e un computer in possesso di Agrati e analizzando le sue movimentazioni bancarie.

Ripercorrendo il materiale dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, il giudice ha sottolineato "la collocazione dei tre punti d'innesco. Il primo proprio all'uscita delle camere delle sorelle, il secondo nei pressi del portone principale che dava su via Roma e il terzo nei pressi del portone secondario che dava sul cortile interno". Agrati "non ha avvisato le sorelle dell'incendio in atto. Del fatto che lui le abbia svegliate non vi è alcun riscontro. Anzi, la dinamica degli eventi, la circostanza che lui sia uscito praticamente indenne dall'incendio, certifica proprio il contrario. Pochi minuti di differenza nell'aver avuto cognizione della presenza del fuoco in casa tra lui e le due donne non avrebbero potuto determinare conseguenze così diverse". "Illeso uno - ha scritto il gip - morte entrambe intrappolate le altre. Agrati non solo non ha svegliato le sorelle, ma ha anche ritardato quanto più possibile di dare l'allarme". Il movente del delitto individuato da chi ha indagato sarebbe stato un'eredità lasciata da un fratello morto alla sorella Carla, contro la quale si è inizialmente concentrato il suo odio, poi dirottato contro il nipote, come si evince in alcune intercettazioni in cui fa riferimento chiaramente a "i miei soldi".