Omicidio Carol Maltesi, i legali di Fontana chiedono il minimo della pena: “No a giustizia da Colosseo”

Gli avvocati del killer invocano l’annullamento delle aggravanti e il riconoscimento delle attenuanti generiche senza premeditazione. L’uomo la uccise a martellate e fece a pezzi il cadavere

Una bella immagine di Carol Maltesi sorridente

Una bella immagine di Carol Maltesi sorridente

Rescaldina (Milano), 5 giugno 2023 - La difesa di Davide Fontana oggi in tribunale ha formulato una lunghissima arringa per fare evitare l'ergastolo al 43enne reo confesso dell'omicidio di Carol Maltesi. I legali di Fontana, gli avvocati Stefano Paloschi e Giulia Ruggeri, hanno chiesto per il loro assistito la concessioni delle attenuanti generiche per la confessione spontanea che l'imputato avrebbe fornito che avrebbe permesso «un’immediata accelerata delle indagini». La difesa punta alla pena della reclusione nei minimi previsti dalla legge per reati di questo genere visto che Fontana è chiamato a rispondere dell’omicidio aggravato della ex compagna e vicina di casa, oltre alla distruzione e all’occultamento del suo cadavere.

In sostanza la difesa esclude che la relazione fra Fontana e Maltesi fosse segnata dalla gelosia e che quindi in nessuna maniera ci sarebbe stata premeditazione. Fontana era al corrente delle relazioni della donna tanto da essere definito dal collegio difensivo "molto assecondante, totalmente assertivo e disponibile" tanto da accettare anche altre relazioni. La donna usciva senza problemi e non veniva sorvegliata nonostante i rapporti intrattenuti con altri uomini. I legali chiedono dunque non una sentenza da “Giustizia da Colosseo”.

Secondo la difesa non sarebbe stato l'imminente trasferimento della donna del veronese, quanto un "mix di sconforto, paura, frustrazione e abbandono" a causa di un rapporto sbilanciato che ha portato Fontana a perde "in un attimo tutto quello che aveva costruito nell’ultimo anno". nessuna punizione orchestrata quindi ma un turbamento emotivo a causa del "senso di abbandono" nel constatare di aver perso tutto. Sulle cosiddette sevizie e crudeltà, la difesa obietta spiegando che si è trattato di un raptus iniziale a seguito del quale avrebbe scelto un mezzo diverso dal martello per portare la donna ad una morte «rapida» anziché prolungarne l’agonia sgozzandola.

Poi ad escludere la premeditazione ci sarebbe anche il fatto legato al post morte di Carol, col cadavere che è stato fatto sparire «con modi maldestri, approssimativi, confusi», senza ricerche pregresse su come fare a pezzi e occultare il corpo, procurarsi il materiale necessario per la pulizia definita «grossolana». Fontana non avrebbe infatti acquistato in anticipo gli attrezzi che avrebbe usato per fare a pezzi i resti della povera ragazza