Cardiologia modello in Lombardia: aritmie curate senza chirurgia

La cardiologia dell'ospedale di Magenta si potenzia con l'arrivo del dottor Porcellini, esperto in trattamenti ablativi delle aritmie

Cardiologia modello in Lombardia. Aritmie curate senza chirurgia

Cardiologia modello in Lombardia. Aritmie curate senza chirurgia

La cardiologia dell’ospedale di Magenta, guidata dalla dirigente Alessandra Russo, si sta potenziando con l’arrivo di nuovi specialisti. Uno di questi è il dottor Stefano Porcellini che, da alcune settimane, ha iniziato il trattamento ablativo delle aritmie, una tecnica in uso in pochissimi altri reparti di cardiologia. Porcellini ha maturato una lunga esperienza all’ospedale Maggiore di Novara, sviluppando le competenze sul trattamento di ogni tipo di patologia aritmiaca e su ogni tipo di impianto di device (pacemaker e defibrillatori cardiaci). " Da poco - dice il medico - abbiamo iniziato ad effettuare gli interventi ablativi. Attraverso l’uso di sistemi computerizzati e sofisticati riesco a verificare dove ha origine l’aritmia. Il tutto avviene per via percutanea, senza ricorrere ad un intervento chirurgico ma solo inserendo dei particolari sondini nelle vene delle gambe e del braccio, col paziente sedato solo localmente. Queste sonde mi permettono di ricostruire quella che si può definire come la mappa dell’impianto elettrico, attraverso la quale appunto si individua l’origine dell’aritmia, che viene quindi ablata, ovvero bruciata, con l’utilizzo della radiofrequenza". Al Fornaroli vengono trattate ogni tipo di aritmia, sia sopraventricolare (la parte alta del cuore, gli atri, che possono essere molto invalidanti per i pazienti) che ventricolare (quelle più pericolose). "Questo tipo di tecnologia non era mai stata attuata, prima d’ora, a Magenta dove, peraltro, sto portando la mia esperienza anche nell’ambito dell’elettrostimolazione e nell’impiantistica dei pacemaker. Qui al Fornaroli si è sempre fatta dell’ottima impiantistica di base, Ultimamente si va invece verso la stimolazione cosiddetta fisiologica, ossia si cerca di mettere dei pacemaker sempre più sofisticati in zone fisiologiche rispetto a una stimolazione convenzionale.

Assieme al dottor Pasquale Gancitano, uno specialista molto preparato, abbiamo già iniziato a mettere in atto queste tecniche". "Le uniche patologie che non saremo in grado, per il momento, di affrontare sono quelle delle aritmie ventricolari più complesse, quelle che hanno origine dall’epicardio, il versante superficiale del cuore, perché il nostro centro non è dotato di cardiochirurgia. In questo caso il paziente verrà curato sempre nell’ambito della nostra azienda ma all’ospedale di Legnano" aggiunge Porcellini. Il 20% dei pazienti ischemici che vanno incontro a un infarto miocardico con l’andare del tempo possono sviluppare delle aritmie dovute alle cicatrici.

Giovanni Chiodini