
Le indagini per l'omicidio di un senegalese a Rescaldina
Rescaldina (Milano), 23 gennaio 2019 - Una piaga. Un fenomeno che non ha una sosta e che continua a far preoccupare tanto gli amministratori quanto soprattutto i residenti di Rescaldina e dei paesi vicini. Che si dicono ormai stanchi e impauriti da una situazione che ormai sembra essere diventata davvero ingestibile. Nei boschi del Rugareto lo spaccio continua come se nulla fosse accaduto. Dopo una settimana dal delitto di Diop Modou Abib, il senegalese di Borgomanero trovato morto in un campo in prossimità dei boschi della droga e ucciso con un colpo di pistola, tutto procede nella «normalità». Di normalità, certo, non si può parlare visto che si tratta di spaccio di sostanze stupefacenti. Ma tutte le «attività» sono riprese a un ritmo frenetico. Un andirivieni continuo da e per la boscaglia con tossicodipendenti alla ricerca della droga a poco prezzo e spacciatori pronti a venderla. Poco o nulla è cambiato rispetto al passato. Soltanto nei primi giorni dopo il delitto la zona è rimasta tranquilla, avvolta in una atmosfera irreale. Ma basta oggi fermarsi a bordo strada con l’automobile per avere subito sgradite sorprese spuntare dai boschi. Facce poco rassicuranti, quasi tutte di pusher nordafricani che vendono cocaina ed eroina.
Chi si ferma con l’auto è subito raggiunto da questi spacciatori. Sembra davvero di trovarsi in un mercato. Una situazione che si trascina ormai da anni e che adesso vede tutti i sindaci del parco uniti per un progetto sovracomunale di rilancio dello spazio verde. La presentazione del progetto di rilancio della zona avverà in municipio a Rescaldina. «La nostra sarà una sorta di alleanza dei sindaci del Rugareto per un rilancio completo della zona - spiega il sindaco Michele Cattaneo. Basta parlare del bosco della droga. Meritiamo altro». Un compito non facile, ma per tutti i sindaci che hanno a che fare con il degrado del bosco una svolta necessaria affinché questa area verde che include diversi paesi possa tornare ad essere fruibile dai cittadini. Oggigiorno pensare di poter fare soltanto un giro a piedi con il cane oppure in bicicletta in queste zone è pura utopia. Si rischia davvero tanto, perché la maggior parte dei pusher che «operano» da queste parti sono armati: c’è chi si aggira con un machete in mano e chi con dei coltelli. Dopo il delitto del 54enne senegalese, qualcuno si è anche armato di pistola.
Una zona off limits, nonostante le tantissime retate organizzate dalle forze dell’ordine in questi anni. Ogni volta però in cui qualcuno finisce in galera, la tranquillità dura soltanto pochi giorni. Passata la calma apparente, tutto torna esattamente come prima. Postazioni di spaccio all’interno dei boschi, con tanto di sedie, tavolini e accampamenti improvvisati. Questo è il volto poco edificante dei boschi della droga, luoghi diventati un simbolo del degrado del nordovest milanese e del basso Varesotto. Una illegalità dilagante che i sindaci del parco sperano che oggi possa davvero avere le ore contate. La speranza è che finalmente il rilancio possa avvenire attraverso un progetto efficace che renda tutta la zona davvero sicura.