Alessandrini, la mattina dopo Prove di normalità, dolore e silenzi

Alle otto gli studenti entrano a scuola, tranne quelli della classe dov’è stata accoltellata la professoressa "Cerchiamo di farci compagnia e di tirarci su il morale. Ma lo sappiamo, non sarà facile superare il trauma".

di Graziano Masperi

Il giorno dopo l’aggressione tutto sembra normale fuori dall’Istituto Alessandrini di Abbiategrasso. Almeno all’apparenza. Gli studenti alle 8.30 sono già tutti a lezione. Qualcuno arriva più tardi perché, giustificato, salta la prima ora. Sorridono i ragazzi, parlano con serenità. Eppure tutti sanno che nulla sarà più come prima. Perché che uno studente dalla faccia pulita che dimostra anche meno dei suoi 16 anni, che ferisce ripetutamente e in vari punti del corpo la sua professoressa d’italiano con un coltello che fa impressione solo a vederlo, non è cosa da tutti i giorni. In Italia un fatto del genere non s’era mai visto. Caterina ha 18 anni e confessa: "È vero, c’è una sensazione di disagio in tutti noi. Cerchiamo di stare in compagnia per tirarci su il morale. Ne abbiamo parlato anche in famiglia, con i nostri genitori. Non ci sono alternative, bisogna tirarsi su di morale e... provare a ripartire".

La notizia è circolata ovunque. In tutti i licei, gli istituti tecnici, professionali dell’Abbiatense e del Magentino i ragazzi non parlano d’altro. Come del resto d’Italia, dove un fatto di questa gravità non s’era mai verificato.

"Qualcuno ha fatto circolare la foto del ragazzo su Whatsapp – commenta un sedicenne del liceo scientifico Bramante di Magenta – più o meno tra coetanei ci si conosce tutti. Non facciamo che commentare quel che è successo perché ancora adesso stentiamo a crederci".

Ieri niente scuola per i ragazzi, quelli della stessa classe del seddicenne, che hanno assistito alla scena. Meglio andare gradualmente e riflettere per bene sull’accaduto. Prima che si torni alla normalità per loro ci vorrà del tempo. Qualcuno commenta attonito. pensando alla sua faccia da “bravo ragazzo“: "Non era certo lui il genere di persona che potevi temere che potesse commettere qualcosa di brutto. L’ultimo a cui uno poteva pensare".

La vita a Boffalora, la cerchia di amici fra il paese del Magentino e Abbiategrasso. Una buona famiglia che, come si dice, non gli fa mancare nulla. Poi tutto crolla a pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico. Che si sarebbe concluso con una promozione e, al massimo, un debito. In italiano. Forse è stata quella convocazione dei genitori voluta dalla professoressa e dalla presidenza a scatenare il “corto circuito“. Possibile che sia bastato così poco per premeditare il tutto? Per il preside dell’Alessandrini, Michele Raffaeli, il giorno dopo è inevitabilmente "una giornata interlocutoria". Raffaeli, investito da qualcosa di enorme che come dirigente mai avrebbe pensato di dover gestire, lo ripete (giustamente allo sfinimento): "All’Alessandrini sono iscritti 700 studenti e trecento nella sede distaccata. Questa è una scuola d’eccellenza". Nessuno poteva immaginare che sarebbe diventata scenario di un’aggressione agghiacciante.