"Si fa sempre più fatica a promuovere la cultura del volontariato, nel nostro specifico caso quello ospedaliero. Superata la fase critica della pandemia, quando gli ospedali hanno “riaperto“, abbiamo costatato che molti volontari si sono definitivamente allontanati dalle nostre strutture e non c’è modo di trovarne altri. Si fa fatica a riprendere, a sensibilizzare sul valore della donazione di parte del proprio tempo a favore degli altri". Lo dice Stefano Fiocchi, il primario della Pediatria al Fornaroli, nel giorno in cui viene ufficializzata la fine di una esperienza venticinquennale, quella della presenza di Abio (l’associazione di assistenza ai bambini ricoverati in ospedale) nei reparti pediatrici con funzioni di assistenza e sostegno di pazienti e familiari. "Dobbiamo cercare di riannodare questo filo che lega l’ospedale al proprio territorio, ma lo dovremo fare trovando altre forme di messaggio, sfruttando i canali che oggi usano i giovani, diversi da quelli tradizionalmente conosciuti" aggiunge.
"Abbiamo fatto molta fatica a organizzare i corsi di formazione necessari per la preparazione dei volontari - osserva Ortensia Marazzi, presidente di Abio Magenta e Abio Crema –. Troppe esigenze differenti non ci hanno permesso neanche di avviarli. Per questo motivo l’assemblea dei soci ha deciso lo scioglimento dell’associazione. Il legame col territorio e con l’ospedale, costruito in questi 25 anni di vita di Abio, ci fa vivere con grande dolore questo difficile passaggio, anche a seguito di tutto il lavoro portato avanti con difficoltà nei tempi del post pandemia".
"Anche noi dell’Avo in questi anni dopo la pandemia facciamo fatica a trovare volontari, nonostante gli avvisi che mandiamo ai giornali e alle varie forme di pubblicità utilizzate per annunciare i nuovi corsi. Per adesso proseguiamo, ma se non avremo adeguati sostegni sarà difficile continuare a garantire la nostra presenza in ospedale, dove attualmente stiamo svolgendo anche compiti di accoglienza ai poliambulatori. Magari focalizzeremo le nostre forze su altri ambiti, come l’assistenza domiciliare" commenta Valentina Bollini, che guida il gruppo dei volontari ospedalieri. All’inizio dell’ultimo corso per diventare volontari Avo si sono presentate 20 persone. Alla fine, quelle diventate operative, sono state una decina.