Abbiategrasso, prof accoltellata in classe. I genitori dello studente: “La incontreremo e saranno scuse vere"

La docente aggredita, Elisabetta Condò, è tornata a casa dall’ospedale: non provo rancore per il ragazzo, mi aspettavo però parole di dispiacere. Il legale del 16enne: il nostro non è rammarico di comodo

Le armi sequestrate allo studente

Le armi sequestrate allo studente

Abbiategrasso (Milano), 5 giugno 2023 – “Un incontro con la professoressa lo faremo nei modi e nei tempi più opportuni. Lo avevamo già in animo. Non ci sentiamo comunque costretti dopo averlo letto sul giornale...". Lo afferma l’avvocato Stefano Rubiu, legale della famiglia del sedicenne che una settimana fa ha ferito con un coltello alla testa, alla spalla e al braccio la docente Elisabetta Condò, mentre stava facendo lezione nella classe della seconda liceo dell’istituto Alessandrini di Abbiategrasso. Condò in un’intervista al quotidiano La Repubblica ha spiegato di non provare rancore nei confronti del giovane aggressore ma si è detta delusa dal fatto di non aver ancora ricevuto "una parola, un’espressione di vicinanza o di dispiacere da parte dei genitori del ragazzo". L’avvocato Rubiu chiarisce: "Se per queste mancate scuse immediate ci vuole un colpevole, ecco quello sono io, che ho consigliato ai genitori del ragazzo di operare in un modo differente".

Il legale della famiglia dello studente, arrestato e portato nel carcere minorile Beccaria, ribadisce che nei giorni seguiti all’aggressione ha avuto contatti con il preside e con l’insegnante di religione, nel corso dei quali c’era sempre la premura di chiedere notizie sulle condizioni dell’insegnante. "Ci sembrava inopportuno" contattare la docente "pochi giorni dopo l’accaduto. Solitamente dubito dei perdoni che si chiedono dieci minuti dopo un’offesa grave. Quelle della famiglia del ragazzo saranno scuse vere, non di comodo da dare in pasto all’opinione pubblica".

Il ragazzo si trova da sabato al Beccaria, un luogo da cui il legale della famiglia vorrebbe poterlo togliere al più presto, in modo da avviare un processo di recupero e cura in un ambiente meno opprimente rispetto al carcere. "Il nostro pensiero è rivolto a lui, che non sta vivendo momenti felici". La vittima, la professoressa Elisabetta Condò, venerdì è stata dimessa dall’ospedale di Legnano dove era stata ricoverata subito dopo l’aggressione. È tornata a casa, con la testa fasciata e un braccio ingessato dopo l’operazione, in attesa di poter iniziare la riabilitazione. Nell’intervista con La Repubblica ha ripercorso quanto accaduto. Dal momento in cui il sedicenne veniva a sapere dell’imminente interrogazione di storia a quando, dopo pochi minuti, la docente usciva dall’aula col braccio e il volto insanguinati e veniva soccorsa da una studentessa e da una collega. Condò ha confermato che lo studente "non aveva una situazione critica, non rischiava l’anno". "Le note che aveva erano di febbraio per compiti che non aveva fatto. C’era stata qualche piccola ragazzata di recente, come lo spray maleodorante sparso in classe insieme ad altri due compagni. Per questo la coordinatrice, non io, aveva convocato i genitori dal preside. Dovevano incontrarsi martedì, il giorno dopo i fatti".

Anche l’interrogazione di Storia non era punitiva. "Era programmata – ha detto la docente –. Nei giorni precedenti lo studente era stato assente parecchie volte e non avevo potuto interrogarlo. Due giorni prima dell’aggressione era stato a Roma col padre a vedere l’Inter. Nelle ultime settimane aveva avuto un calo forse più nelle mie materie che in quelle scientifiche, ma l’anno non era compromesso. Forse rischiava di avere storia a settembre, ma magari neanche quello". La docente conta nell’estate per rimettersi dallo spavento e dalle conseguente delle ferite, così da ripresentarsi a scuola alla ripresa di settembre. Per i prossimi giorni ha già programmato un collegamento su Meet con tutte le sue classi. "I ragazzi mi hanno scritto e vorrebbero venirmi a trovare – ha adetto ancora la professoressa Condò –. In questi giorni mi limito solo a ricevere la visita dei parenti. Con loro avrò modo di parlare da remoto".