Lecco, stadio Rigamonti fuori norma. Il patron Paolo Di Nunno: “I soldi per i cantieri li metto io”

I blucelesti sono da B, lo stadio invece no. La squadra ha conquistato la promozione dopo 50 anni ma l’iscrizione al prossimo campionato resta appesa a un filo

I giocatori del Lecco dopo la promozione in serie B

I giocatori del Lecco dopo la promozione in serie B

Lecco – I blucelesti sono da B, lo stadio comunale di Lecco invece no: è da serie C. I giocatori della Calcio Lecco, neopromossi in cadetteria dopo 50 anni, probabilmente la prossima stagione cominceranno a giocare le partita di casa in trasferta a Padova (l’iscrizione è ancora in dubbio per la nota vicenda di ritardi, Pec e ricorsi). Il Rigamonti–Ceppi, che l’anno scorso ha festeggiato un secolo, non è a norma per gli standard della B: per essere omologato ci vogliono più posti in tribuna, la sala stampa, un’infermeria, l’hospitality, torri faro per le riprese in notturna e tanti altri accorgimenti più o meno importanti. Si stima che occorra almeno mezzo milione di euro per metterlo a norma.

I soldi li caccerà il patron Paolo Leonardo Di Nunno, impegnato in una corsa contro il tempo per trovare le risorse necessarie e terminare i lavori prima del calcio d’inizio della prossima annata, sebbene la struttura sia comunale. "Ho avuto il mandato di intervenire – spiega l’artefice del ritorno in B dopo 50 anni –. I lavori li farò, e pagherò io. Prenderò i soldi un poco dalla Lega, un po’ da qualche sponsor, un po’ da dove arriveranno".

Ma uno stadio adeguato da solo non basta: ci sono anche problemi di accesso, viabilità e sicurezza esterni allo stadio, che si trova in centro città. Il rischio altrimenti è quello di paralizzare la viabilità e tenere ostaggi del pallone residenti, commercianti e turisti ad ogni partita che si disputerà a Lecco.