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Vismara salvata da Pini, la storia dell’azienda di Casatenovo: lo slogan tv e le prime vaschette

Nel 2023 i festeggiamenti per i 125 anni di attività, ma i campanelli d’allarme per i 162 lavoratori avevano già iniziato a suonare

L'esterno della Vismara di Casatenovo

L'esterno della Vismara di Casatenovo

Casatenovo, 15 gennaio 2025 – “Ho una fame che vedo Vismara”. Chi ha passato i 50 anni ricorderà sicuramente questo slogan, entrato nella storia della pubblicità italiana. Erano gli anni d’oro della storica azienda di Casatenovo, la prima ad aver introdotto sul mercato le vaschette di salumi preaffettati da conservare nel banco frigo.

Entrata in crisi negli ultimi anni, ora Vismara e i suoi lavoratori – sono 162 nello stabilimento di Casatenovo – vedono la luce grazie all’acquisizione all’asta da parte del gruppo valtellinese Pini, già acquirente, di recente, del marchio Ferrarini.

I primi anni

L’azienda nasce nel 1898 a Casatenovo, per opera di Francesco Vismara. Da subito si punta sul rispetto della tradizione e sull’impegno, per fare della Vismara una delle colonne della produzione salumiera tricolore. Su uno dei muri dello stabilimento troneggia “Un’ape previdente operosa solo al calar del sol riposa”. E il motto scelto per il primo marchio conferma questo spirito. Si tratta di “Labor non clamor”.

La crescita coincide con un momento molto complicato per il Paese. Vismara “esce” dai confini lombardi negli anni ‘30, fra le due guerre, nonostante le difficoltà economiche del periodo.

Il boom

Negli anni ‘50 la prospettiva diventa mondiale: Vismara inizia a esportare i suoi prodotti all’estero. I salumi del marchio brianzolo approdano sulle tavole francesi, tedesche e persino canadesi. 

A fare da definitivo volano per la crescita dell’azienda è, come accade per altri brand del settore alimentare, è la televisione. Dagli anni ‘60 le pubblicità sul piccolo schermo e l’indovinato slogan “Ho una fame che vedo Vismara” rendono il marchio riconoscibilissimo. E le vendite si impennano.

Nel decennio successivo, gli anni ‘70, debutta sul mercato un'innovazione a cui si adegueranno tutti gli altri brand del settore. Vismara lancia le vaschette preconfezionate, da subito molto apprezzate in Italia e all’estero. I frigoriferi si riempiono di vassoi con prosciutto, salame, mortadella e tante altre specialità.

I passaggi di proprietà

Un lavoratore nello stabilimento Vismara (Cardini)
Un lavoratore nello stabilimento Vismara (Cardini)

Nel 1987 il primo cambio: Vismara viene ceduta a Carlo De Benedetti, allora proprietario di Buitoni. Tempo un anno e finisce nelle mani di Nestlè, che applica a produzione e distribuzione i sistemi tipici di una multinazionale.

Il ritorno fra i confini è del 2000, con l’acquisto da parte di Ferrarini. 

Il nuovo secolo

Nel 2012, nella frazione di Campofiorenzo, a pochi chilometri dalla sede storica, viene costruito un nuovo stabilimento in cui viene trasferita la produzione. Poco meno di dieci anni dopo, nel 2021, dal ministero dello Sviluppo economico arriva l’importante riconoscimento di Vismara come marchio storico, cui segue – nel 2023, in occasione del 125esimo anniversario dalla fondazione – l’emissione di un francobollo a tema.

Non tutto fila liscia, però. Le prime avvisaglie di tempeste arrivano ben prima, a metà del decennio precedente, anche in seguito alla crisi della casa madre Ferrarini. I dipendenti si mobilitano, chiedono una mano a Governo e Regione, ma le speranze sembrano via via affievolirsi. Fino alla notizia di ieri, con il via libera all’acquisizione da parte del gruppo Pini.