Visite al Parco della Val Curone "L’area non si difende coi divieti"

La fruizione della zona verde fa discutere dopo il no all’accesso agli adepti del santone Di Lella. L’architetto Di Gregorio: "Per evitare che i visitatori rovinino la natura, occorre indirizzarli".

Visite al Parco della Val Curone  "L’area non si difende coi divieti"

Visite al Parco della Val Curone "L’area non si difende coi divieti"

di Daniele De Salvo

In altri posti installerebbero cartelli segnaletici, collocherebbero pannelli informativi, assolderebbero guide turistiche, organizzerebbero tour, pubblicherebbero libri divulgativi e aprirebbero pure negozi di gadget e souvenir per attrarre visitatori ad ammirare una delle Sette meraviglie del mondo. A Montevecchia, dove nel cuore del Parco regionale della Valle del Curone ci sono tre piramidi più antiche di 1.500 anni della piramide di Cheope, invece no: non ci sono indicazioni, né visite guidate. Anzi, quanti vorrebbero proporre iniziative ed eventi per vederle, vengono semmai tenuti alla larga, come successo agli adepti del guru Nicolò Di Lella, un mistico di 34 anni che sostiene di essere stato teletrasportato su un’astronave aliena su cui avrebbe incontrato il capo supremo della federazione galattica: aveva promosso e organizzato un raduno notturno di un centinaio di suoi seguaci proprio alle piramidi di Montevecchia, che secondo lui sprigionano energia stellare, ma è stato obbligato a disdire l’evento dai vertici del Parco, per i quali meno si parla di piramidi meglio è. Lo denuncia Vincenzo Di Gregorio, architetto locale di 70 anni con la passione per la storia e l’archeologia, che ha scoperto, o meglio individuato le piramidi di Montevecchia, di cui è divenuto un divulgatore anche all’estero. "Non intendo discutere se sia giusto ritenere risibile chi sostiene di aver incontrato il capo della federazione galattica, ma ritengo sbagliato proibire il suo accesso al Parco – argomenta -. Se il problema sono 100 persone ritenute di troppo, sicuramente i visitatori durante i week-end sono molti di più. La questione non deve essere perché le persone vengono nel Parco, ma come. Per evitare che i visitatori rovinino la natura, occorre indirizzarli in percorsi inerenti all’interesse della loro visita". E tra gli interessi – piaccia o meno – ci sono pure e soprattutto le piramidi, comunque prese d’assalto da tantissimi turisti. "Tra l’altro il Parco naturale di Montevecchia inizialmente avrebbe dovuto essere un parco archeologico, poiché oltre alla piramidi sono state trovate le tracce del più antico insediamento dell’Uomo di Neanderthal della Lombardia e numerosi reperti celtici e romani", sottolinea l’Indiana Jones della Brianza.