
Treno deragliato
Paderno d'Adda (Lecco), 24 agosto 2020 - Non è stata la prima volta. Il 10776 deragliato nella tarda mattinata di mercoledì dopo essersi schiantato contro un muro alla stazione ferroviaria di Carnate dopo essere partito senza macchinista né capotreno da Paderno d’Adda come nel film “A 30 secondi dalla fine’” non è stato l’unico “treno fantasma” che ha calcato i binari della linea Milano–Lecco che a Carnate incrociano la Milano–Bergamo. Era già accaduto durante il secondo conflitto mondiale. Lo ricorda Antonio Conrater, 77 anni, sindaco di Cernusco Lombardone dal 1988 al 2001 ed ex assessore ai Servizi alla persona della Provincia di Lecco. Si trattava di un merci, non di un treno passeggeri.
A raccontargli l’episodio è stato suo suocero, a lungo capo stazione a Cernusco. «Mi riferiva sempre episodi interessanti sulla sua carriera da ferroviere – spiega l’ex amministratore locale -. Uno dei più drammatici era quello di un vagone merci che, sfuggito all’attenzione dei ferrovieri presenti, si era messo lentissimamente in moto e aveva cominciato da solo il viaggio verso Osnago. Inutili i tentativi di fermarlo subito, come quelli compiuti prima a Osnago e poi a Carnate… Mio suocero si agitava ancora a distanza di tempo ripercorrendo quella vicenda… Il treno arrivò fino a Monza, dove fu instradato su un binario tronco al termine del quale si schiantò, come successo nei giorni scorsi a Carnate». Difficile stabilire anche a posteriori le cause dell’incidente, ma probabilmente è stata un’azione dei partigiani molto attivi in zona: «Si era in tempo di guerra e più che ad un errore umano si pensò ad un sabotaggio», conferma l’ex primo cittadino cernuschese. Nelle cronache dei disastri ferroviari si trova traccia di una vicenda analoga anche negli anni ’60.
A narrarla è l’architetto Francesco Umberto Carozzi di Lomagna, esperto di storia brianzola. «La stazione di Carnate-Usmate, tra i molti privilegi e comodità, ha il vantaggio di possedere un binario morto che mise una pezza quando all’inizio degli anni ‘60, un treno merci manovrato “a spinta” alla Piccola di Lecco, decise di prendere il volo e, avvantaggiandosi della pendenza orografica, accelerare progressivamente sino a trasformarsi in un missile – spiega l’architetto -. Chi ha qualche anno in più si ricorda i cartelli imperiosi appiccicati sui carri ferroviari e in ogni dove con la scritta “Vietata la manovra a spinta’”, ma tant’è. Se ne andò scomparendo all’orizzonte. L’allarme scatta immediatamente ma, il treno, ormai è una bomba inarrestabile che diventa progressivamente più veloce per 25 chilometri, superando decine di passaggi a livello aperti senza incidenti. Bisogna arrestarlo ad ogni costo e venne dirottato sul binario morto di Carnate, schiantandosi con un frastuono di ferraglia». Intanto sono giorni decisivi per l’inchiesta sul disastro di Carnate. Si procede per disastro colposo, macchinista e capostazione rischiano grosso. La domanda a cui gli investigatori dovranno rispondere è se tra i compiti del capotreno c’è anche l’obbligo di custodire, in assenza di altro personale di sorveglianza, il treno in sosta. Né il capotreno né il macchinista, invece, erano presenti. Sarà decisiva la scatola nera.