REDAZIONE LECCO

Security in discoteca, nessuna prova che sia mafia

Una "fragilità motivazionale" della sentenza d’Appello, ha determinato la decisione della Corte di Cassazione di riformare e stravolgere una parte fondamentale della sentenza del processo sulle infiltrazioni nella gestione della security nelle discoteche del Comasco, scaturito dall’indagine condotta dai carabinieri di Cantù e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. Le considerazioni dei giudici si sono infatti soffermate sulla dimostrabilità del vicolo associativo tra Umberto Cristello, 56 anni di Seregno, condannato in Appello a 17 anni e 9 mesi, Carmelo Cristello, 50 anni di Cabiate, 9 anni di condanna, e Luca Vacca, 39 anni di Mariano Comense, 9 anni e 5 mesi, per i quali la Cassazione il 17 gennaio ha annullato l’imputazione associativa, che li aveva visti assolti in primo grado e condannati in Appello. Ora le motivazioni fanno chiarezza su questa decisione, e dicono: "La fragilità motivazionale della sentenza di Appello risulta evidente. Il punto è di importanza centrale e dirimente: infatti, se è vero che entrambi i giudici di merito (primo e secondo grado) concordano sulla circostanza che non vi sono elementi per ritenere che la locale di Seregno sia ancora operativa, è fondamentale appurare se il Cristello Umberto, una volta scarcerato, si sia inserito nuovamente nell’associazione criminale. Circostanza, in realtà, sulla quale lo stesso capo d’imputazione non si sofferma". Perché, proseguono i giudici di Roma, "Sulla base della disamina dei reati e delle condotte ascritte a Cristello Umberto, il Gup escludeva che l’imputato, a partire dal luglio 2016, dopo essere stato liberato, avesse posto in essere condotte partecipative rilevanti e dirette a ricostituire, rivitalizzandola, la locale di Seregno e Giussano, che di fatto si era esaurita nel settembre 2012, al momento della sua precedente carcerazione. Sicchè costui non poteva essere annoverato senz’altro fra i tre soggetti che avrebbero ricostituito la associazione criminale descritta in imputazione". Inoltre, il reato associativo prevede almeno tre partecipanti, "mentre per almeno tre dei soggetti indicati in imputazione come appartenenti ad essa - Scarcella, Vacca e Scolari – tale giudizio non ha potuto essere con tranquillizzante certezza affermativo". Paola Pioppi