PADERNO D’ADDA (Lecco)
Sveglia alle 5,30 e bus alle 6.40. Quando c’è. Poi 65 minuti di corriera, il doppio di prima. I sessanta studenti di Paderno d’Adda, Robbiate, Verderio, Imbersago e Merate che frequentano le superiori a Bergamo, ogni mattina sono costretti a una levataccia e a un viaggio della speranza di più di un’ora, per una distanza di 10 chilometri in linea d’aria e 27 di strada. E con loro i genitori, che li accompagnano alla fermata di partenza alla stazione di Paderno, pronti però anche a mettersi al volante per dare ai figli un passaggio fino a destinazione, poiché a volte il pullman non c’è o è in ritardo. Capita spesso: è successo sabato, si è ripetuto lunedì, con ragazzine e ragazzini abbandonati al freddo e al buio, senza autobus e senza treni, per i soliti guasti quotidiani, senza nemmeno uno straccio di avviso. E la responsabilità non è mai di nessuno: da Busitalia, la società delle Ferrovie dello Stato per il servizio di trasporto pubblico su gomma, puntano il dito contro i responsabili del consorzio di società di autotrasporto a cui si sono affidati, che rimandano agli autisti dell’agenzia prescelta, che ributtano la palla ai referenti di Trenord.
Peggio il ritorno. A differenza dei loro compagni di Calolziocorte, un bus diretto tra Bergamo e Paderno, finite le lezioni, non lo hanno: o vanno a recuperarli mamme o papà, o prendono il bus fino a Calusco dove poi salgono in treno – ammesso e non concesso che ci sia – per l’ultima parte di tragitto per tornare a casa. L’alternativa è l’autostradale, che allunga il giro da Trezzo. Il tutto per un costo di 50 euro al mese per l’abbonamento diretto, 110 per l’integrato, in modo da poter sfruttare le diverse soluzioni in caso di problemi, cioè praticamente sempre. È così dallo scorso febbraio, da quando sono cominciati i lavori per il raddoppio ferroviario della tratta Ponte-Bergamo, che è stata chiusa. E lo sarà sino alla fine del 2026. "Un incubo, arrivo in classe già stanco e torno a casa che sono cotto – racconta Andrea, 15 anni, di Paderno, al secondo anno di Alberghiero a Bergamo –. I prof mi rimproverano perché arrivo tardi. Sostengano lo faccia apposta per saltare le interrogazioni, ma non è così. Non ce la faccio più, vorrei abitare in un altro paese".
"Quando abbiamo scelto la scuola, non sapevano che avrebbero interrotto la linea – spiega Marta, mamma di uno dei sessanta giovanissimi pendolari –. Ora mica possiamo cambiargliela". "Ormai accompagnare e andare a riprendere nostro figlio è diventato un lavoro – aggiunge Marco, un papà –. Sono un libero professionista, non ho capi e cerco di giostrarmi per andare a recuperare mio figlio a Calusco e risparmiargli di prendere anche il treno una volta sceso dal bus, ma c’è di mezzo il ponte san Michele, a senso unico alternato. Butto via ogni volta tre quarti d’ora". Ieri il sindaco di Paderno Gianparolo Torchio e il portavoce dei pendolari lombardi Francesco Ninno hanno incontrato studenti, genitori, un autista e un responsabile di Italbus. "Bisogna trovare una soluzione almeno per informare dei problemi, come per i treni sul sito internet o l’app di Trenord", chiede il primo cittadino. "La pagano sempre e solo i viaggiatori, in questo caso gli studenti e i loro genitori, che non hanno diritto nemmeno a un indennizzo", sostiene il rappresentante dei viaggiatori.