DANIELE DE SALVO
Cronaca

Rifiuti radioattivi, estorsioni e frodi: boss condannato a 20 anni di carcere

Cosimo Vallelonga, 73 anni, considerato il nuovo capo della mafia lecchese, è stato condannato per l'inchiesta ''Cardine - Metal money''

Fusti con residui di un reattore nucleare (Ansa)

Fusti con residui di un reattore nucleare (Ansa)

Lecco, 17 settembre 2021 – Vent'anni di carcere. E' la condanna dei giudici del tribunale di Milano al nuovo boss della 'ndrangheta lecchese compare Cosimo Damiano Vallelonga che il 30 settembre festeggerà il suo 73simo compleanno  in cella, come del resto molti altri prima. Il verdetto, più duro di quanto avessero chiesto gli stessi pm dell'Antimafia milanese, è stato pronunciato quest'oggi, nell'aula bunker di San Vittore, nell'ambito del processo sull'inchiesta “Cardine – Metal money” su un impero milionario di 10 mila tonnellate di rottami e rifiuti radioattivi, estorsioni, società cartiere, truffe e frodi, scoperto dagli investigatori della Guardia di finanza di Lecco, con la collaborazione dei colleghi del Gico di Milano e della Mobile lecchese, coordinati dai procuratori della Dda meneghina che nel febbraio 2020 avevano ordinato la cattura di 18 indagati.

A capo del regno del crimine secondo investigatori inquirenti e ora anche i giudici c'era proprio il padrino indicato come il vero erede del capo dei capi della 'ndrangheta lecchese Franco Coco Trovato, suo coetaneo che sta scontando ormai dal '92 diversi ergastoli al 41 bis. Non è certo la prima condanna per compare Cosimo Vallelonga, originario di Mongiana, provincia di Vibo Valentia, ma residente alla Valletta Brianza, dove aveva trasformato il mobilificio di famiglia in suo quartier generale. Era già finito in prigione nel 1994 nella maxi inchiesta “I fiori della notte di San Vito”, nel 2006 nella retata di “Oversize” e nel 2010 nel blitz di “Crimine”. “Scaltro, violento, apare di porre in essere condotte criminali anche in autonomia”, è definito negli atti d'indagine. Con lui sono stati condannati molti degli altri imputati alla sbarra, personaggi noti per i loro precedenti, ma anche nomi nuovi nel panorama mai cancellato della mala lecchese e lombarda.