Alessandro Regazzoni tradito dalla sua passione: "In vetta la gioia di vivere"

33enne lecchese, è precipitato in fondo a un canale. Era andato in solitaria sul Pizzo Cavregasco, i soccorritori l’hanno trovato morto

Alessandro Regazzoni in una foto al termine di una scalata in montagna

Alessandro Regazzoni in una foto al termine di una scalata in montagna

Livo - Lo hanno cercato per tutta la notte, dopo l’allarme dato dai familiari che non lo hanno visto tornare a casa e non riuscivano a rintracciarlo. Alessandro Regazzoni, lecchese di 33 anni, è stato trovato ieri mattina in fondo a un canale, ormai senza vita, a quota 2350 metri. Un luogo difficile da raggiungere, che per ore ha tenuto impegnati i soccorritori: solo nel primo pomeriggio il corpo dell’escursionista è stato recuperato e portato a valle. Per le sue ricerche si erano attivati i carabinieri di Dongo, assieme a tutto il coordinamento delle squadre specializzate: il soccorso alpino della XIX Delegazione Lariana e del Sagf, i vigili del fuoco e la Guardia di finanza, intervenuta con l’elicottero. Tutti concentrati nella zona dopo si riteneva più probabile che fosse scomparso, il Pizzo Cavregasco sopra l’abitato di Livo, dove Regazzoni si era avventurato per una passeggiata in solitaria.

Una scelta non nuova per lui, amante della montagna, abituato a fare le sue escursioni anche da solo e in luoghi anche più difficili: come il Monte Mater a Medesimo, l’ultima meta che il 13 novembre lo aveva portato in mezzo alle nevi, a 2.900 metri. Ne raccontava con gioia, "Bella salita in ambiente selvaggio" diceva, mostrando con orgoglio le sue foto, con le quali cercava di condividere il senso di quella bellezza. Una settimana prima era sulla Cima Capezzone, 2.400 metri "passando dai 4000 dei Mischabel e del Monte Rosa", aveva raccontato puntuale, come sempre alla fine di una escursione.

Per le sue ricerche, è stato messo in campo il sorvolo notturno in elicottero, che ha anche trasportato i soccorritori in quota, dove il sistema di ricerca del segnale Gsm aveva ristretto la zona di ricerca, fino a individuarlo. Ma per lui non si poteva fare più nulla, se non organizzare le complesse operazioni per consentire ai soccorritori di raggiungerlo e riportarlo sul sentiero: lo stesso punto dal quale, con ogni probabilità, è scivolato, senza più riuscire ad arrestarsi. "Quando sono in montagna – aveva detto a un’amica - sento la gioia di vivere, la commozione nell’essere buono e il sollievo nel dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perché sono vicino al cielo, e il panorama lì è sempre fantastico!". Sono le parole con cui ha voluto ricordarlo, assieme alle foto scattate sotto cieli di un azzurro terso sopra distese di neve bianca di cui non si vede la fine.