
Il sopralluogo nella ex cava
Lecco, 20 febbraio 2020 - Un “no“ trasversale della Commissione capigruppo alla variante temporanea al Piano di governo del territorio richiesta dalla Pozzi Strade Srl con l'obiettivo: realizzare un deposito per rifiuti inerti all’interno della propria storica sede, nella ex cava di via ai Molini. Non si tratta ancora della pietra tombale sulla questione che da qualche mese ha scatenato la proteste dei residenti del rione Chiuso intervenuti direttamente a presidiare qualche settimana fa l’ultima seduta di Consiglio comunale, tanto che quella sera l’assemblea di palazzo Bovara decise di rinviare la discussione. La formalizzazione arriverà nella prossima seduta a palazzo Bovara quando il Consiglio sarà chiamato a votare ma di sicuro il solco è tracciato. "È la fine di un percorso che dallo scorso dicembre ci ha visto prendere in esame tutte le opzioni sulla richiesta avanzata da Pozzi Strade", spiega l’assessore all’Urbanistica Gaia Bolognini che proprio una settimana fa aveva presentato un’ultima proposta di delibera su cui però maggioranza e opposizioni si erano spaccate in Commissione .
«Alla fine è arrivato il no che ha tenuto conto anche degli ultimi elementi sopraggiunti di recente: la petizione dei residenti e il sopralluogo con i tecnici del comune". E così si è arrivati al no di lunedì sera che consegna al Consiglio comunale di lunedì prossimo un preciso - e forse scontato - mandato. Alberto Pozzi dell’omonima azienda non drammi. "Abbiamo prsentato una richiesta come capita a qualsiasi cittadino e ci è stata bocciata: tutto qui, non ne facciamo una questione di Stato, anche perché quella richiesta era una cosa in più da aggiungere al nostro business, che è la sistemazione delle strade e riguardava poi ottocento metri quadrati su un totaole di 1.800".
La Pozzi Strade nel rione di Chiuso c’è dal 1953 e dal 1959 ha un’autorizzazione per la frantumazione dei materiali inerti e la produzione di materiali bituminosi. "Aspetteremo che l’iter si concluda con il parere della Provincia e poi tireremo le nostre conclusioni", aggiunge Pozzi, a capo dell’azienda di famiglia che oggi dà lavoro a venti dipendenti e altrettanti collaboratori nell’indotto. Subito dopo una considerazione sull’intera vicenda che suona tranchant. «Prima il Comune ci ha dato l’ok mentre poi ha fatto marcia indietro quando i residenti hanno cominciato a fare casino: o prima hanno sbagliato, oppure si tratta di una precisa valutazione politica perché tra poco ci sono le elezioni e nessuno, maggioranza e minoranza, ha voluto perdere voti".