FEDERICO MAGNI
Cronaca

Alpe Giumello, non può camminare ma decolla col parapendio: "In volo siamo tutti uguali"

Gabriele Umiliacchi sopra la Valsassina e il lago in compagnia di Enrico Patuzzi della scuola Flylibell

Gabriele Umiliacchi in compagnia di Enrico Patuzzi della scuola Flylibell

Taceno (Lecco), 18 agosto 2019 - «Il volo ci mette tutti sullo stesso piano. Che “abbia o meno le gambe” non ha nessuna importanza quando vedo il pendio che si allontana e sento le correnti che sostengono la vela. Vedo i tetti delle case dall’alto, sento le voci provenire dal bosco e i profumi». È ancora carico di emozione il racconto di Gabriele Umiliacchi, 64 anni, di San Pietro in Vincoli , vicino a Ravenna. Un infiammazione del nervo centrale gli impedisce l’uso delle gambe ma non di macinare tanti chilometri per “mettere le ali” e decollare con un parapendio dall’Alpe del Giumello, splendido balcone sul ramo lecchese del lago di Como. Un’esperienza, quella del volo per disabili, nata nel 2012 grazie alla passione di Enrico (Chicco) Patuzzi, istruttore di parapendio e presidente della Asd Flylibell che, grazie a una speciale carrozzina perfezionata per voli in tandem, ha realizzato il sogno di tante persone. 

«Il volo è un’esperienza che ci arricchisce, perché ci permette di vedere il mondo da una prospettiva diversa – spiega Umiliacchi, che dopo aver assistito al volo di un parapendio mentre si trovava in visita sul lago d’Orta non ha resistito alla tentazione e si è subito mobilitato per trovare chi aveva perfezionato un sistema per far decollare anche chi non può correre –. Sono in carrozzina dal 2000 per colpa di una mielite, un’infiammazione del nervo centrale derivata da un virus, che mi impedisce l’uso delle gambe e progressivamente anche la parte sinistra del corpo ma il desiderio di vivere questa esperienza mi è sempre rimasto. 

I ragazzi di Flylibell hanno questo carrellino che permette di decollare dai pendii del Giumello senza fare praticamente nulla.  Una volta in volo fra le Grigne e il lago mi stupiscono i suoni e le voci che si percepiscono anche da molto lontano e la naturalezza con cui questi ragazzi si muovono nell’aria.  Mi sono sempre sentito al sicuro e l’atterraggio per me è un momento davvero emozionante. Sono arrivato “seduto su una nuvola” per poi appoggiarmi al terreno senza sentire alcun impatto, in modo del tutto naturale».