
Un cacciatore con due cani addestrati sulle Alpi lombarde Ora è arrivata una stretta per le doppiette
Cinquecento valichi di montagna lombardi vietati ai cacciatori per un raggio di un un chilometro e migliaia animali, soprattutto uccelli migratori, salvati dalle doppiette. Gli attivisti della Lac, Lega per l’abolizione della caccia, hanno vinto il ricorso presentato ai giudici del Tar di Milano sul divieto di caccia vicino a 475 valichi alpini, prealpini e appenninici su cui incrociano gli uccelli migratori di molte specie, diretti a sud verso l’Africa d’inverno e di ritorno in Europa durante la bella stagione: 188 in provincia di Brescia, 143 di Bergamo, 55 di Lecco, 47 di Como, 16 di Sondrio, 14 di Pavia, 12 di Varese. Più di 275 si trovano in aree già protette, gli altri duecento no. Contro il ricorso, rivolto al governatore pro tempore di Regione Lombardia Attilio Fontana in veste di rappresentante del Consiglio regionale lombardo, oltre che il diretto interessato, si sono opposti pure i cacciatori della Federazione italiana della caccia e dell’Associazione nazionale libera caccia. "Abbiamo fermato le uccisioni di milioni di animali sui valichi lombardi – spiega Raimondo Sileri, presidente della Lac -. È una sentenza che protegge il patrimonio naturale di tutti. Viva la vita". La questione analizzata dai magistrati della Sezione quarta del Tribunale amministrativo regionale per la Lombardia è tecnica e giuridica, più ambientalista, poiché riguarda procedure, competenze e l’applicazione di una legge nazionale. "L’individuazione dei valichi interessati dalle rotte migratorie presenti nel territorio della Lombardia da sottoporre a tutela assoluta non richiedeva né ai consiglieri regionali , né agli altri soggetti coinvolti adempimenti strumentali, ma imponeva il raggiungimento di un obiettivo ben preciso, senza alcun margine di discrezionalità, dovendosi garantire l’obiettivo del divieto di caccia", spiega la sentenza, storica, l’avvocato Claudio Linzola della Lega anti caccia. Da Regione Lombardia devono pagare anche 4mila euro di spese legali più oneri e il compenso di un commissario nominato durante l’iter giudiziario. E potrebbe essere solo l’inizio: dalla Lac annunciano un ricorso ai magistrati della Corte dei conti per danno erariale.