Osnago, un altro cavalcavia a rischio crollo

Questa volta a far scattare l’allarme è il ponte che sovrasta la ferrovia. Serve mezzo milione di euro per metterlo in sicurezza

Il ponte di Osnago

Il ponte di Osnago

Lecco, 3 novembre 2019 -  Osnago come Annone Brianza, o Isella di Civate, o Paderno d’Adda. Dopo il disastro del ponte di Annone sulla per 36, la serrata di quello di Isella all’indomani della tragedia del “gemello” di Annone e la chiusura del San Michele, a rischiare di crollare è adesso il cavalcavia ferroviario della ex Sp 55 di Osnago sulla linea Milano – Lecco. Le fondamenta sono solide, ma i pilastri e il resto della struttura no, si stanno letteralmente sgretolando. La situazione è allarmante e il viadotto è già stato chiuso in fretta e furia al transito dei mezzi pesanti da più di 7 tonnellate di stazza: significa che da quel punto, oltre agli automobilisti, possono passare solo gli autisti di furgoncini da lavoro, mentre per camionisti e autotrasportatori è off-limits. Per ristrutturare e consolidare la struttura e ripristinare le condizioni di sicurezza occorrono quasi 600mila euro, 575mila per la precisione. A tirare le somme sono i tecnici e gli ingeneri della Mts engineering di Lecco che hanno a cui si è rivolto il sindaco Paolo Brivio e che hanno letteralmente passato ai raggi X il cavalcavia.

«Il manufatto mostra degradi diffusi, concentrati soprattutto nelle strutture in calcestruzzo armato gettato in opera, in corrispondenza dei giunti strutturali tra le campate, dove si verificano importanti infiltrazioni d’acqua – spiegano nella loro dettaglia relazione gli esperti -. Occorre procedere al rifacimento dei giunti tra le campate con opportune opere di impermeabilizzazione e inserimento di giunti a tampone, ricostruire porzioni ammalorate delle spalle e delle pile, di quelle ammalorate dell’impalcato come la soletta e i traversi e incamiciare i pulvini di carico». Bisogna inoltre mettere mano alle barriere laterali e rinforzare i cordoli. Le fondazioni paiono messe meglio, tuttavia non è detto che non si debba intervenire per aumentarne la capacità portante. «Il manto stradale presenta fenomeni di fessurazione diffusa – proseguono gli ingegneri -. La presenza di queste fessurazioni comportano l’infiltrazione delle acque meteoriche, che sono la principale causa dei fenomeni di degrado. I pulvini mostrano i più evidenti segni di degrado, con espulsione dei copriferri ed esposizione delle armature in avanzato stato di corrosione. Sono diffusi dilavamenti, presenza di patine biologiche e fessurazioni. Le colonne che costituiscono le pile presentano gli stessi fenomeni. Lungo i cordoli dell’impalcato e all’intradosso della soletta, per via dell’umidità diffusa e del ridotto spessore dei copriferri si rilevano diffusa corrosione delle armature e distacchi di calcestruzzo. Le barriere risultano fortemente degradate, così come le barriere d sicurezza metalliche presenti lungo le rampe di avvicinamento».

Il ponte ha ormai quarant’anni, è stato realizzato tra il 1979 e il 1980. Sono stati i funzionari dell’Amministrazione provinciale di Como, quando quella di Lecco non esisteva ancora, a commissionare l’opera. I lavori, eseguiti dagli operai di quella che era la Beton Villa di Merate, sono stati iniziati l’11 aprile 1979, per essere interrotti tra il 30 giugno dello stesso anno e il 17 marzo del seguente a causa dell’atavica burocrazia per la concessione di un nulla osta al progetto di modifica di un elettrodotto, per poi riprendere ed essere conclusi il 27 luglio 1980. Per il collaudo, eseguito l’estate successiva, sono stati utilizzati 4 autocarri a 3 assi. L’obiettivo è quello di appaltare quanto prima di lavori di consolidamento, se possibile entro il 2020, risorse economiche permettendo. Anche l’altro sovrappasso ferroviario di Osnago della tratta Monza – Calolziocorte è risulta vietato ai mezzi pesanti perché mancano certezze sulla sua stabilità: si tratta di quello della ex Statale 36 sul confine con Lomagna.