Oggiono, venerdì di preghiera non è moschea abusiva: Cassazione dà ragione agli islamici

Nuovo ribaltamento dopo che la Corte d'Appello aveva condannato il proprietario del negozio, assolto invece in primo grado

Islamici in preghiera

Islamici in preghiera

Oggiono (Lecco), 5 agosto 2020 - Non si può parlare di moschea abusiva solo perché 80 persone si riuniscono al venerdì sera in preghiera. Con questa motivazione, la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con cui la Corte d'Appello di Milano aveva condannato nel 2019 a un'ammenda di tremila euro un cittadino 33enne ivoriano, O.S., per violazione del testo unico dell'edilizia.

I giudici lo avevano ritenuto colpevole di avere cambiato la destinazione d'uso commerciale di un locale affittato ad Oggiono, trasformandolo da negozio del centro storico a luogo di culto clandestino per fedeli di culto islamico. In primo grado era stato assolto dal Tribunale di Lecco "perché il fatto non sussiste". Ora gli 'ermellini' offrono una nuova interpretazione della vicenda, sottolineando che "alla luce della giurisprudenza amministrativa, non basta a configurare il mutamento della destinazione d'uso la semplice riunione in preghiera in un giorno della settimana, poiché di uso incompatibile o difforme può parlarsi se l'attività di preghiera non sia riservata solo ai membri dell'associazione o se il fine religioso rivesta carattere di prevalenza nell'ambito degli scopi statutari o effettivamente perseguiti da parte dell'associazione".

In questo caso, e' il ragionamento della Suprema Corte, che si richiama anche al principio costituzionale della libertà di culto, "dal solo dato della presenza di 80 persone riunite in preghiera il venerdì non puo' dedursi la sussistenza del requisito che giustifica la richiesta del permesso a costruire, sicche' si rende necessario un accertamento piu' approfondito e una motivazione particolarmente rigorosa per pervenire alla condanna". La vicenda ha avuto anche risvolti civili e di giustizia amministrativa. Ora per O.S, difeso dall'avvocato Antonio Sugamele, si profila un nuovo processo d'appello.