In Brasile per inseguire un sogno: Marco morto da giorni in spiaggia

Giallo sulla vicenda di un 34enne di Montevecchia partito verso il Paranà insieme alla sua compagna. Il cadavere spuntato dopo settimane dalla scomparsa lungo il mare di Pontal do Sul

La polizia brasiliana

La polizia brasiliana

Montevecchia (Lecco) - Si era trasferito in Brasile per lasciarsi alle spalle le tante difficoltà della vita e ricostruirsi un’esistenza con la propria compagna del posto. Invece in Brasile Marco Bonanomi, 34enne di Montevecchia, nel Lecchese, è morto. Come non si sa. Il suo cadavere è stato trovato su una spiaggia a Pontal do Sul, zona costiera del Paranà, stato meridionale del Paese sudamericano. Il corpo era in tale stato di degrado che è stato riconosciuto solo da un tatuaggio, che però dagli investigatori locali non è ritenuto sufficiente per identificarlo con certezza e per questo hanno disposto l’esame del Dna. I procuratori di Curtiba, capitale della regione, hanno avviato un inchiesta affidata agli agenti del Pcpr, la Polizia civile del Paranà.

Marco, che il 21 marzo avrebbe compiuto i 35, mancava all’appello da un mese: a denunciarne la scomparsa era stata la sua fidanzata, che aveva raggiunto poco prima di Natale. Il suo corpo, irriconoscibile, è stato rivenuto settimana scorsa, in un bosco a ridosso del litorale atlantico. Papà Giovanni, mamma Giovanna e la sorella Silvia, che da poco abitano a Merate, sono stati avvisati del macabro ritrovamento martedì sera, con una chiamata al telefono da parte dei funzioni del Consolato generale italiano di Curtiba, che non avrebbero saputo rivelare molto di quanto accaduto. Bocche cucite pure dalla Farnesina.

"Continuiamo a seguire la vicenda e a fornire tutto il supporto necessario ai familiari", si limita a spiegare dal nostro ministero degli Affari esteri, in attesa degli eventuali sviluppi investigativi e legali. "Lasciateci stare, andate via", è l’unico commento dei genitori. Marco, riferiscono gli amici e quanti lo conoscevano, era molto schivo e riservato. A Montevecchia, dove aveva continuato ad abitare da solo nell’abitazione di via dei Carpini a mezza costa della collina, non se lo ricordano in molti, nonostante lì fosse cresciuto, abbia studiato e avesse frequentato l’oratorio. In un passato recente aveva avuto qualche problema e si era già allontanato da casa. Aveva lavorato all’Enel, nella sede di Cernusco Lombardone, sempre nel Meratese, ma nemmeno lì gli era andata molto bene: era stato licenziato. Difficile avanzare ipotesi sulla sua fine. Nell’area dove si era stabilito si verificano parecchi episodi di violenza e sangue, casi di scomparsa all’ordine del giorno e pure l’Oceano e le condizioni meteo uccidono: una violenta ondata di maltempo si è abbattuta in zona proprio a febbraio, provocando anche dispersi.