La cicogna è stata definitivamente sfrattata dall’ospedale di Merate. Da oggi i bambini non possono più nascere al San Leopoldo Mandic. Partorienti e mamme non vengono però abbandonate. Il Punto nascita dell’ospedale San Leopoldo Mandic di Merate è ufficialmente chiuso. Dopo la decisione obbligata per legge della serrata del Punto nascita del presidio sanitario brianzolo, perché per 3 anni consecutivi non è stata raggiunta la soglia minima di sicurezza dei 500 parti all’anno, è terminato il periodo di 8 settimane durante cui è stata cautelativamente mantenuta e garantita l’assistenza al parto. Tutte le pazienti in dolce attesa sono state dirottate nel frattempo verso specialisti di altre strutture.
Verranno trasferite in sicurezza altrove pure quante dovessero correre in Pronto soccorso perché ad esempio si sono rotte loro le acque. In caso di parto imminente ovviamente saranno comunque assistite in maniera più che adeguata, poiché restano operativi ginecologi e pediatri. "Vengono mantenute la gestione dell’emergenza chirurgica ginecologica H 24 e l’attività chirurgica elettiva ginecologica potenziata con sedute aggiuntive", confermano i dirigenti dell’Asst di Lecco, di cui fa parte il San Leopoldo Mandic. È stato infatti messo a punto un apposito protocollo proprio per le emergenze.
"Per quanto attiene alla attività specialistica sia ostetrica che ginecologica, gli ambulatori aperti al mattino dal lunedì al venerdì verranno implementati prevedendo una ulteriore fascia oraria pomeridiana - aggiungono inoltre responsabili della sanità pubblica lecchese -. Parimenti, nelle prossime settimane, verrà progressivamente potenziata anche l’attività specialistica ostetrica e ginecologica territoriale, attraverso l’ampliamento della accessibilità dei consultori di Merate, per il quale è prevista l’apertura anche nella giornata di sabato, e di Casatenovo, che aprirà anche nella giornata di venerdì". Infine, verrà ampliato il servizio d’assistenza domiciliare post-partum, tramite il potenziamento della presa in carico delle donne meratesi che partoriranno presso altri punti nascita lombardi, con l’obiettivo di raggiungere il 90% delle puerpere.