Medico non si presenta in turno al pronto soccorso: "Sono infortunata". Era ai domiciliari

Carmen Salvatore, 54 anni, professionista esterna, avrebbe dovuto aiutare i pochi medici rimasti all'ospedale di Merate a coprire i turni di guardia nel reparto di emergenza

Pronto soccorso Merate

Pronto soccorso Merate

Merate (Lecco), 25 dicembre 2022 – Racconta ai colleghi dell'ospedale di Merate che non può presentarsi in turno in Pronto soccorso perché si è infortunata, invece non può uscire di casa per andare al lavoro perché è agli arresti domiciliari. La dottoressa Carmen Salvatore, 54 anni, originaria di Napoli ma residente a Bologna, a inizio mese è stata arrestata con le accuse - tutte da provare - di corruzione, falso, furto, introduzione di un telefonino in carcere e anche di spaccio di medicinali e hashish all’interno della casa circondariale di Ferrara. La dottoressa è uno dei rinforzi reclutati tramite società e cooperative esterne per dare una mano ai colleghi strutturati di ruolo, che da soli non sono più in grado di garantire l'apertura continuativa del reparto di emergenza perché sono rimasti in pochi (troppo pochi) tra pensionamenti e trasferimenti.

Il falso infortunio

La 54enne più volte nelle ultime settimane ha avvisato all'ultimo di non poter coprire il proprio turno di guardia. “Mi sono infortunata a una caviglia”, si è giustificata, guadagnando tempo senza avvisare quando sarebbe stata in grado di riprendere servizio e costringendo agli straordinari i colleghi che avrebbe invece dovuto aiutare. Il suo però non sarebbe un infortunio fisico, semmai un inciampo legale. A fine novembre è infatti finita ai domiciliari per spaccio di droga, telefonini e certificati falsi in cella. L'hanno arrestata gli agenti della Polizia penitenziaria di Ferrara e del Nucleo investigativo regionale. A firmare il mandato di cattura è stato il giudice per le indagini preliminari di Ferrara Vartan Giacomelli su richiesta del pm Ciro Alberto Savino (la donna ha lavorato per 8 mesi in Emilia in libera professione). Non è stato nemmeno il primo provvedimento cautelare nei suoi confronti: a marzo gliene era stato notificato un altro, poi decaduto, per turbativa d'asta.

Le accuse

La dottoressa avrebbe chiesto un prestito di 200mila euro da versare sul conto di una società romana, in quattro tranche da 50mila euro ciascuna, a un giovane detenuto del carcere di Ferrara per aiutarlo a dimostrare di non poter stare in prigione. Avrebbe certificato che manifestava intenti suicidiari e gli avrebbe pure somministrato farmaci per provocargli malori. Ad altri detenuti avrebbe compilato richieste per trasferimenti d'urgenza in ospedale (sebbene senza motivo) e avrebbe spiegato loro quali malattie simulare. Secondo gli inquirenti avrebbe inoltre rubato 240 compresse di benzodiazepine e antiepilettici all'Ausl di Ferrara e di averle passate sempre a un detenuto. Avrebbe fatto lo stesso con oppiacei analgesici e avrebbe cercato di comprare un etto di hashish da introdurre in carcere. E' accusata inoltre di aver introdotto un cellulare e di aver provato di introdurne un secondo. Tra i detenuti che avrebbe aiutato ci sono anche un ex esponente di spicco della camorra che voleva evadere e collaboratori di giustizia.