Lecco, il caso di malore e i turni massacranti. Il dg: "Avviata un’inchiesta interna"

I dipendenti hanno raccolto 500 firme per indire assemblee

L'ospedale Manzoni di Lecco

L'ospedale Manzoni di Lecco

Lecco, 14 gennaio 2018 - E' a casa in malattia e dovrà riposare per alcuni giorni l’operatrice socio sanitaria di 46 anni della Cardiologia riabilitativa dell’ospedale di Lecco che si è sentita male al lavoro, dopo che la sua caposala, il giorno del suo compleanno, le ha cancellato d’ufficio le ferie per coprire l’assenza di una collega. Gli ordini con i richiami in servizio, sette in blocco, uno in fila all’altro, le sono stati recapitati tutti insieme prima che cominciasse il proprio turno programmato, senza essere nemmeno consultata o almeno avvisata. La oss ha accusato subito il colpo, pensando anche a come avrebbe potuto giustificarsi con il proprio figlio piccolo a cui aveva promesso che avrebbero trascorso insieme le vacanze. Per assurdo altri colleghi sono stati contestualmente obbligati d’imperio a smaltire ferie arretrate, sebbene fossero più che disponibili a lavorare loro al posto della oss che poi è collassata.

Non è l’unico episodio del genere tre la corsie del presidio lecchese. Il mese scorso, a dicembre, un altro oss di 41 anni della Chirurgia si è suicidato buttandosi da una finestra del reparto dove prestava servizio: soffriva di disturbi pregressi, ma prima di compiere il gesto estremo si era lamentato ripetutamente per la situazione lavorativa, tanto da decidere di togliersi la vita proprio sul posto di lavoro. Nel 2014 un’infermiera di 25 anni di Nibionno della Medicina del San Leopoldo Mandic di Merate, che fa sempre parte dell’Azienda socio-sanitaria territoriale lecchese, aveva avuto invece un arresto cardiaco a causa della stanchezza accumulata per i turni troppo impegnativi. Il direttore generale dell’Asst Stefano Manfredi promette chiarezza: «Abbiamo avviato tutte le verifiche del caso e un’inchiesta interna per capire cosa sia successo e stabilire se la situazione di emergenza per coprire i turni scoperti poteva e doveva essere gestita in un altro modo». Tra tutti i dipendenti della sanità provinciale il malumore è tuttavia palese, sono state raccolte spontaneamente 500 firme per chiedere ai rappresentanti sindacali della Rsu di convocare assemblee dei lavoratori. Si svolgeranno il 26 gennaio al San Leopoldo Mandic di Merate, il 2 e il 9 rispettivamente a Lecco e all’Umberto I di Bellano per discutere sulla carenza cronica di organico e sui ritmi e le condizioni di lavoro, che stanno spingendo molti ad andarsene: tra pensionamenti, trasferimenti, mobilità e richieste di aspettativa, si registra la fuga di almeno un operatore sanitario al giorno, costringendo chi resta a ulteriori sacrifici e straordinari.

«Basta con la politica dei tagli alle assunzioni - ha tuonato Massimo Coppia, segretario responsabile della sanità pubblica della Uil Fpl del Lario, che l’altro giorno ha incontrato all’ex Sant’Anna di Como l’assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera -. Non si può pretendere che vengano svolti lo stesso lavoro e le stesse mansioni se si blocca il turnover. Il surplus delle prestazioni lavorative comporta di non poter più garantire l’assistenza sanitaria e rischi per la sicurezza degli operatori e dei pazienti».