L’azienda lo licenzia perché malato e disabile: dipendente reintegrato dopo 5 anni

Lecco, Riccardo Calvini, ingegnere 55enne di Malgrate, è affetto da sclerosi multipla: "Giustizia è fatta per me e per molti altri nella mia situazione". Fu allontanato "a causa dell’handicap". La Cassazione: "Illegittimo"

Riccardo Calvini all’estero: "Durante questi anni ho sempre cercato di viaggiare"

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Lecco - Licenziare un dipendente perché affetto da sclerosi multipla, e per questo disabile, è illegittimo. A metterlo nero su bianco, dopo una battaglia legale durata anni, è la Corte di Cassazione che ha, appunto, dichiarato la scelta dell’azienda non solo sbagliata, ma anche "discriminatoria". Riccardo Calvini, 55 anni, residente a Malgrate, nel Lecchese, malato da tempo, ha così finalmente vinto la propria battaglia giudiziaria: il suo licenziamento, datato 24 maggio 2017, è quindi da ritirare e va ora riammesso al lavoro. La Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla vertenza confermando la sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’email dell’azienda - che indicava le condizioni di salute del 55enne come motivo di licenziamento - è stata la prova "regina" dell’intero procedimento.

Oggi, a battaglia vinta, Riccardo Calvini si dichiara soddisfatto: "Giustizia è fatta, questa sentenza ha confermato che il disabile è un soggetto tutelato". "Ritengo - aggiunge - che altre persone possano avviare delle iniziative legali per ottenere il riconoscimento al diritto del lavoro: la mia è una malattia degenerativa, in questi anni ho cercato di viaggiare, quando le condizioni me lo permettevano, e di non abbattermi. Questa fiducia mi è stata ripagata dalla recente sentenza". Ingegnere aeronautico, Riccardo Calvini il 3 gennaio 2011 venne assunto all’ufficio commerciale della Pietro Fontana di Calolziocorte, una delle più importanti aziende italiane nel settore automotive che lavora con Bmw, Audi, Ferrari, Maserati e Aston Martin. Nel 2012 gli venne diagnosticata la sclerosi multipla, le sue condizioni peggiorano e il 24 maggio 2017 l’azienda risolve il rapporto di lavoro. Contro il licenziamento, Calvini si rivolse alla sezione lavoro del tribunale di Lecco e l’allora giudice del lavoro Giovanni Gatto rigetta il ricorso e dà ragione alla ditta Fontana.

La sentenza viene impugnata e la sezione lavoro della Corte d’Appello di Milano, presieduta dal giudice Laura Trogni, il 18 marzo di tre anni fa ribalta il pronunciamento di primo grado della sezione Lavoro del Tribunale di Lecco e dà ragione a Calvini su tutta la linea. Tra le prove presentate, fin dalla prima istanza contro il licenziamento, c’era l’email del 9 marzo 2017, vergata due mesi e mezzo prima del licenziamento, in cui emergeva "la volontà di recedere dal rapporto di lavoro a causa della condizione di salute e handicap del dipendente e dalla volontà di sostituire il dipendente con un altro “più capace“". La Corte d’Appello di Milano, sentenza poi confermata dalla Suprema Corte, ha ritenuto "illegittimo il licenziamento" e, per non lasciare spazio a dubbi "il dipendente va riammesso sul posto di lavoro", mettendo la parola fine alla vicenda.