ANDREA MORLEO
Cronaca

Lecco, chiude il liceo Manzoni: lezione in container come i terremotati

In 400 nei moduli provvisori. Cresce l’allarme in Lombardia

La struttura è deteriorata e necessita di restauri, gli studenti dovranno quindi traslocare in una scuola provvisoria

Lecco 21 febbraio 2019 - Dici Alessandro Manzoni e la memoria corre a notti insonni attendendo l’interrogazione del giorno successivo, se non addirittura una possibile traccia della maturità. Secondo solo a Dante, amato e odiato in egual misura, Manzoni è un pilastro fondamentale della letteratura ma soprattutto molta parte della vita scolastica di ogni studente - primi della classe o fannulloni, non fa distinzione -, e rimarrà protagonista di racconti o disavventure degli anni della formazione. Così lascia di stucco sapere che gli studenti del liceo classico che porta il suo nome saranno costretti a fare lezione all’interno di container per i prossimi due anni perché i container ricordano tantissime cose - merci trasportate via nave, terremotati, precarietà insomma - ma non certo cultura e dotti eruditi.

E se il liceo classico Manzoni in questione si trova a Lecco dove lo stesso don Lisander trascorse l’adolescenza nella villa di famiglia ambientando poi i suoi Promessi Sposi, lo stupore assume i toni della grottesca incredulità. Tutto vero, purtroppo, quello che è accaduto in questi giorni in città, dove i ragazzi del liceo classico - sedici classi, 400 studenti - saranno costretti a lasciare l’attuale sede (ha cent’anni e necessita di un restyling) per essere “parcheggiati” in container allestiti nel cortile di un altro istituto superiore, il Bertacchi che lì non ce li voleva, peraltro.

Non c’è altro luogo che possa ospitarli, hanno risposto Comune e Provincia che ricordano come per fortuna qui i controlli si facciano, ma dall’altra dimenticano che il primo controsoffitto crollato nella vecchia sede del Manzoni risale all’autunno 2014, quasi cinque anni fa e un minimo di programmazione non guastava. Non è valsa nemmeno l’aperta contrarietà espressa pubblicamente da preside, collegio docenti e genitori del Bertacchi. E nemmeno il sit-in degli studenti dell’istituto fuori dalla sede della Provincia. Poveri ragazzi: una volta i loro coetanei protestavano contro la guerra in Vietnam e l’apartheid, gli stessi che oggi non riescono a dar loro scuole dignitose e un futuro certo. Anche perché i soldi sono sempre meno e le sculle ormai si devono ristrutturare a rotazione. Robe da Lazzaretto.