
I vigili del fuoco in via Ghislanzoni la sera del crollo
Lecco, 22 febbraio 2019 - «Basta pagare per colpe non nostre» pare abbia più volte confidato in questi giorni ai suoi più stretti collaboratori Claudio Usuelli stanco che la Provincia, da lui presieduta da qualche tempo, sia finita nell’occhio del ciclone nella querelle sul trasferimento del Liceo Classico Manzoni nei container di via XI Febbraio. E forse qualche ragione ce l’ha l’avvocato lecchese, che si è preso la “patata bollente” di guidare un ente a cui la Riforma Delrio ha di fatto svuotato il portafoglio pur mantenendone in vita le competenze.
Tra queste c’è appunto la manutenzione degli edifici scolastici e quindi tocca a villa Locatelli mettere mano, pur nell’esiguità delle risorse, all’ultracentenaria scuola di via Ghislanzoni, che nella sua esistenza va ricordato è stata anche un ospedale militare durante la Grande Guerra e un carcere per le Brigate nere dopo la Liberazione. Normale che l’edificio - di proprietà del Comune, si badi - necessiti di un restyling e che i lavori vengano effettuati senza la prsenza degli studenti al suo interno, tanto più dopo il crollo del controsoffitto nella serata del 28 ottobre 2014. Il punto sta proprio qui: è normale che debbano trascorrere cinque anni di disagi per molti studenti, tra cui quelli delle medie “Tommaso Grossi”, prima di mettere mano a una scuola? E ancora: perché scandalizzarsi per le arrabbiature dei due presidi - Giovanni Rossi del Manzoni e del collega Raimondo Antonazzo del Bertacchi - che chiedevano soluzioni dignitose e soprattutto condivise? Sembrerebbe il minimo e invece i due dirigenti sarebbero stati “bacchettati” per aver esposto pubblicamente il proprio disappunto a fronte di una decisione piovuta dall’alto. Val la pena poi ricordare che proprio di fronte al Bertacchi c’è la vecchia Asl, che sarebbe stata strategicamente utilissima alla bisogna. Peccato che anche qui il cantiere della costruenda prefettura voluto dal Ministero dell’Interno sia fermo da anni. Altro esempio di pressapochismo e tempo sprecato che dovrebbe far indignare.