FEDERICO MAGNI
Cronaca

Lecco, cinque italiani tenteranno la prima ripetizione della via Bonatti-Mauri sul GIV

Quattro militari e un "civile", il lecchese Daniele Bernasconi, a sessant'anni di distanza dall'impresa sulla cima pakistana tenteranno di ripercorrere i passi di Walter Bonatti e Carlo Mauri. La via non è mai stata ripetuta.

La spettacolare cima pakistana

Lecco, 16 maggio 2018 - Chissà quante emozioni agiteranno l’animo degli alpinisti italiani mentre tenteranno di ripercorrere i passi di Walter Bonatti e Carlo Mauri sulla cresta Nord-Est del Gasherbrum IV sessant’anni dopo. In quella traccia c’è il peso di una delle conquiste più belle della storia dell’alpinismo su una cima mitica, temuta e ambita. Tanto spettacolare quanto pericolosa. Erano le 12.30 del 6 agosto del 1958 quando Mauri fece gli ultimi passi sulla vetta che sfiora gli ottomila metri. Per Bonatti fu la rivincita sulla tormentata vicenda K2, così come per Riccardo Cassin, che li guidò fin lassù come capospedizione. «Cos’era il GIV? Era la provocazione pura! Tentare la scalata era in quel periodo la maggiore sfida che si potese lanciare all’intero ambiente dell’alpinismo mondiale», disse Bonatti di quell’impresa.

Dopo tutti questi anni nessuno è mai riuscito a ripercorrere la traccia che portò i due, primi nella storia, sulla cima del Ghasherbrum IV a 7.925 metri. Ci proveranno quest’estate gli alpinisti della Sezione militare d’Alta Montagna dell’Esercito Italiano e il lecchese Daniele Bernasconi. Un’idea di Marco Farina, 35 anni di Gressan (Aosta), cuore pulsante della Sezione e della spedizione. Della squadra farà parte anche Valerio Stella, 38 anni di Aosta, Marco Majori, 34 anni di Bormio e Maurizio Giordano, 32 anni di Cuneo. Con loro ci sarà Daniele Bernasconi, 47 anni, geologo e guida alpina di Bellano e Ragno di Lecco, considerato uno degli himalayisti italiani più forti. Il gruppo partirà alla volta del Pakistan in giugno. Dal Circo Concordia il GIV appare incastonato fra il Broad Peak e gli altri due Gasherbrum. Cime più celebri perché raggiungono la quota di ottomila metri, mentre sullo sfondo si erge imponente il K2.

Nonostante la mole, la sua storia alpinistica è brevissima. Nel 1985 l’austriaco Robert Schauer e il Polacco Wojciech Kurtyka realizzarono il loro epico “tentativo”. Due visionari sulla parete Ovest. Riuscirono a superare i tremila metri della grande muraglia in stile alpino, ma dovettero rinunciare alla cima Nord a causa del cattivo tempo. La parete fu vinta e con quell’impresa scrissero una della pagine più belle della storia dell’alpinismo, ancora oggi celebrata. L’anno successivo, il 1986, ci pensò una spedizione australiana/americana a salire in vetta lungo la Cresta Nord/Ovest. Nel 1997 i coreani dalla parete Ovest. Da oltre vent’anni nessuno sale più in cima al Gasherbrum IV e nessuno ha mai ripercorso la via aperta da Bonatti e Mauri. 

I dettagli della spedizione verranno spiegati dagli alpinisti il 18 maggio all’auditorium Casa dell’economia di Lecco alle 20.45, mentre alla “prima” del GIV è didicata una mostra a Lecco a Palazzo delle Paure con le immagini di Fosco Maraini.

 «Se tutto andrà bene e il tempo ci darà qualche chances sarà una bella salita. Quando mi è capitato di viaggiare da quelle parti il Gasherbrum IV è sempre stata una delle montagne che mi ha attratto maggioramente e quando mi è arrivata la proposta da parte degli alpinisti della Sezione militare d’alta Montagna dell’Esercito italiano sono stato felice di accettare», commenta Daniele Bernasconi. L’alpinista lecchese, che vive in Alto lago, ha salito diversi ottomila senza ossigeno ed è stato l’autore, insieme a Karl Unterkircher nel 2007, del capolavoro di una prima assoluta sulla parete Nord del Gasherbrum II, in stile alpino e senza ossigeno, conclusa con la prima traversata della montagna dalla Cina al Pakistan alla quale partecipò anche Michele Compagnoni. Il 10 giugno si imbarcherà di nuovo per Islamabad. «Penso che le difficoltà di quella salita siano sulla cresta. Si tratta di una via abbastanza “furba” però. Al riparo da pericoli oggettivi - spiega l’alpinista - Stiamo scegliendo il materiale giusto che metteremo nei bidoni da inviare in Pakistan».