A.Mor.
Cronaca

Lecco, rapinato ad Annone: c’era l’ombra della mafia

Uno degli estorsori tra gli arrestati nell’operazione Infinito come membro della locale di Desio

Il tribunale di Lecco

Lecco, 7 maggio 2015 - C’era l'ombra della mafia e del racket delle estorsioni dietro ai fatti del 15 luglio 2013 quando, ad Annone Brianza, un 36enne di nazionalità egiziana venne rapinato, aggredito e derubato di 8mila euro in contanti. Per quei fatti sono stati condannati (in abbreviato) Vincenzo Cotroneo e Giovanni Evangelista: il gup Massimo Mercaldo ha accolto la tesi dell’accusa (pm Cinzia Citterio) che aveva chiesto tre anni e otto mesi per rapina aggravata e lesioni. Il terzo soggetto coinvolto, Annunziato Delfino, ha scelto invece la via del dibattimento: comparirà davanti al collegio giudicante il prossimo 24 settembre per l’avvio del procedimento. Dopo la rapina, la banda era fuggita a bordo di un’auto andando però a sbattere contro un muro. Braccati dai carabinieri, erano scappati a piedi ma Cotroneo venne preso.

La cosa inquietante è che lo stesso Cotroneo venne arrestato nel 2010 nel blitz «Infinito» perché legato alla locale di Desio guidata da Giuseppe Pensabene, 44 anni, di Montebello Jonico che a Seveso aveva creato quello che il giudice Simone Luerti definisce una «società di servizi finanziari», una vera banca clandestina, con lo scopo di riciclare denaro sporco e creare reddito. Vincenzo Cotroneo era uno dei luogotenenti del boss, incaricato di procurare denaro proprio con estorsioni e minacce.