DANIELE DE SALVO
Cronaca

Lecco, armamenti destinati a Israele bloccati dall’Agenzia delle Dogane. L’intermediario Pierantonio Baruffi indagato

L'ingegnere lecchese è accusato di aver esportato componenti per produrre armi senza le necessarie autorizzazioni. Il suo legale chiede il dissequestro del carico destinato a Tel Aviv

Il carico sotto sequestro al porto di Ravenna è composto da più di 800 pezzi per un peso di 13 tonnellate e dal valore di 250mila euro

Il carico sotto sequestro al porto di Ravenna è composto da più di 800 pezzi per un peso di 13 tonnellate e dal valore di 250mila euro

Cortenova (Lecco), 27 marzo 2025 – Manovelle, cilindri, lamiere, bracci meccanici e altre componenti forgiate e semilavorate. Erano destinati all’industria bellica israeliana per produrre e assemblare armi, munizioni ed equipaggiamenti militari per i soldati della Stella di David, pronti ad essere imbarcati al porto di Ravenna per esportarli illegalmente in Israele appunto. Ma gli ispettori delle Dogane li hanno bloccati e il pm di turno li ha sequestrati. Risulta inoltre indagato il titolare della società di intermediazione che ha commissionato i pezzi da esportare a due terzisti varesini e che si stava occupando di portarli a destinazione, cioè alla Imi System Ltd, colosso dell’industria della difesa israeliana.

Chi è Baruffi

Si tratta di Pierantonio Baruffi, ingegnere lecchese di 57 anni, amministratore unico della Valforge di Introbio. L’ipotesi di reato a suo carico è di aver provato ad esportare componenti per produrre armi senza autorizzazioni, tra l’altro in uno Stato di fatto in guerra. Il carico sotto sequestro è composto da più di 800 pezzi, per un peso di 13 tonnellate e dal valore di 250mila euro. Il sequestro che risale al mese scorso, è stato poi convalidato dal gip. L’imprenditore però si difende. 

Spiegazioni

“Quando si è accorto che si trattava di merce che poteva avere destinazione militare, benché fosse già stata consegnata ad uno spedizioniere incaricato dalla Imi System, ha concordato con lui di non imbarcarla ma di ricaricarla su un autotreno per riportarla nei suoi stabilimenti di Cortenova”, spiega Luca Perego, il suo avvocato di fiducia, nella memoria per chiedere il dissequestro della partita. Il suo assistito infatti si sarebbe accorto solo all’ultimo momento del problema, sia perché altri hanno prodotto i pezzi, sia perché i pezzi sono grezzi e indistinguibili, utilizzabili pure a scopo civile e non militare. Dalle Dogane tuttavia non gli hanno permesso di ritirarlo. Ora spetta ai giudici stabilire se sbloccare la partita.