ANDREA MORLEO
Cronaca

Dieci anni senza Riccardo Cassin

Lecco, il 6 agosto 2009 moriva nella sua casa ai Resinelli il grande alpinista

Riccardo Cassin

Lecco, 6 agosto 2019 - «Cosa mi manca di più di papà? La sua presenza perché tutto ancora oggi mi ricorda lui: qui a Maggianico perché vivo nella casa dove ha sempre abitato e ai Resinelli dove ancora me lo vedo, sulla sedia a rotelle nel prato, a scrutare tutto concentrato la Grignetta e ripercorrendo forse alcune delle sue salite». Guido Cassin è l’ultimo dei tre figli (Valentino il maggiore, il secondo è Pierantonio detto “Tono”) di Riccardo Cassin, che proprio dieci anni fa sbucava sulla “cima delle cime” dopo cent’anni «vissuti come avevo sempre voluto». Parole del grande Riccardo che dalla vita si era congedato alle 23.30 del 6 agosto 2009, un giovedì, attorniato dai familiari nella sua casa dei Resinelli dove era salito come tutte le estati per prendere un po’ di fresco.

«Negli ultimi anni papà trascorreva anche due mesi ai Resinelli ed era una continua processione di amici e conoscenti», ricorda Guido che svela alcuni aneddoti divertenti. «Non tutte le visite arrivavano al momento giusto e papà si autoregolava: se non aveva voglia di parlare, faceva finta di dormire altrimenti accoglieva sorridente». Un tipo tosto il Riccardo nel ruolo di papà: «Non ricordo che mi abbia mai dato una sberla, ma quando parlava si stava tutti in silenzio e quello che diceva era vangelo». E figuriamoci sulle pareti. «L’impresa a cui era più legato? Di sicuro il trittico delle nord (Badile, Ovest di Lavaredo e Grand Jorasses, ndr) negli anni trenta ma anche il Mc Kinley (1961) che era stato durissimo. Il Gasherbrum IV invece è stato il riscatto per l’esclusione dalla spedizione del K2 e l’Jirishanca perché l’ultima». Nella squadra dei Ragni di Lecco che conquistò la cima sudamericana c’era anche Giuseppe Lafranconi.

«Anni bellissimi quando ci ripenso. Era un osso duro il Cassin con un carattere non facile ma senza quello, certe cose non le avrebbe mai fatte». L’enorme carisma di Riccardo Cassin è ben presente anche nei ricordi di un altro Giuseppe, “Peppino” Ciresa, per anni presidente del Cai Lecco. «L’ho vissuto tanto soprattutto nei suoi ultimi trent’anni quando era uno dei senatori del consiglio insieme a Gianni Lenti e al dottor Vasco Cocchi. A me metteva soggezione e ricordo come venisse ascoltato in rigoroso silenzio quando parlava alle assemblee del Cai nazionale ma con l’età si era fatto più malleabile addolcendosi».

Un senatore attento però al futuro come ricorda Giuseppe “Pinuccio” Castelnuovo, ex presidente dei Ragni. «Da assessore comunale di Lecco eravamo stati a Marsiglia, ospiti del suo amico Georges Livanos che ci aveva invitato per mostrarci i muri di arrampicata. Riccardo mi disse che era una cosa da portare anche a Lecco». E si fece la palestra di arrampicata.