Poliziotto morto, il moldavo riapre gli occhi ma non riesce a parlare

Florea Veaceslav non è però ancora in grado di sostenere un interrogatorio per capire le cause della morte dell'agente Francesco Pischedda

Il cavalcavia della 36 da cui sono caduti i due

Il cavalcavia della 36 da cui sono caduti i due

Colico, 14 febbraio 2017 - Ha riaperto gli occhi Florea Veaceslav, il moldavo 25enne il cui inseguimento è costato la vita all’agente scelto della Polizia stradale di Bellano Francesco Pischedda, morto a 28 anni dopo essere precipitato da un cavalcavia della Statale 36 a Colico. I sanitari del reparto di Rianimazione dell’ospedale Manzoni di Lecco, dove è ricoverato ancora in prognosi riservata, hanno lentamente diminuito il dosaggio di farmaci per risvegliarlo dal coma in cui è stato mantenuto per consentirgli di riprendersi dopo essere anche lui caduto dal ponte da un’altezza di una decina di metri e dopo essere stato sottoposto a due delicati interventi chirurgici. Nonostante abbia riacquistato conoscenza tuttavia non risponde ad alcuno stimolo e non si sa né quando e nemmeno se sarà in grado di interagire con qualcuno e parlare. Le lesioni e la grave emorragia cerebrale conseguente all’impatto con il suolo potrebbero aver per sempre compromesso le sue facoltà fisiche e cognitive.

«Non è in grado di rispondere alle nostre domande per aiutarci a comprendere con esattezza quello che è accaduto – spiega il dirigente della Stradale Mauro Livolsi –. Nelle condizioni in cui versa ora non possiamo interrogarlo». Deve rispondere di ricettazione del Fiat Fiorino rubato su cui viaggiava e resistenza a pubblico ufficiale, difficilmente si potrà accusarlo anche di omicidio in seguito ad altro reato. Inoltre su di lui pende un mandato di cattura internazionale emesso dai giudici austriaci nel 2014 per furti, rapine e altri reati contro il patrimonio. Se dovesse ristabilirsi, probabilmente verrà estradato per scontare in Austria la serie di condanne per cui era ricercato dall’Europol. Per il resto di lui si sa poco, i documenti che aveva sono falsi e usava un alias. In ogni modo si è provveduto ad informare del suo stato i funzionari del consolato della Moldavia a Milano affinché contattino i suoi parenti.