La prima nata del 2024, all’ospedale di Merate, potrebbe essere anche l’ultima. La cicogna probabilmente non potrà più passare dal San Leopoldo Mandic. Nel 2023 i parti nella struttura sono stati troppo pochi: 193, il numero più basso di sempre, meno della metà dei 500 parti indicati dagli esperti dell’Istituto superiore di sanità e dell’Oms come soglia di garanzia al di sotto della quale un punto nascita deve essere chiuso.
È il terzo anno consecutivo, inoltre , che non viene raggiunto il limite: nel 2022 i parti erano stati 276, nel 2021 invece 490.
In base alle indicazioni ministeriali un punto nascita dovrebbe chiudere già dopo due volte che non si arriva a toccare la soglia minima. All’ospedale di Merate mancherebbero inoltre sia pediatri, sia rianimatori a sufficienza per coprire tutti i turni in rianimazione neonatale.
Per scongiurare la serrata del punto nascite, che rappresenterebbe un ulteriore depauperamento della sanità pubblica territoriale, i vertici dell’Ast di Lecco, cui fa capo anche il San Leopoldo Mandic, stanno valutando l’eventualità di sospendere l’attività del punto nascita, non di sopprimerla, anche perché, in base agli indici demografici e di natalità nel bacino di utenza, che comprende pure l’Isola bergamasca, se la maggior parte delle donne incinta partorissero a Merate, come un tempo, verrebbe facilmente raggiunto il target dei 500 parti.
La soluzione tuttavia non piace all’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso: "Le sospensioni sono le iniziative che si prendono quando non si vuole decidere e io invece le decisione abitualmente le prendo. Se ci saranno le condizioni continuerà a funzionare, altrimenti lo chiuderemo".
Daniele De Salvo